mercoledì 19 dicembre 2007

I partiti marxisti-leninisti riuniti a Minsk

Dal 3 al 5 novembre 2007 si è tenuta una riunione di partiti “marxisti-leninisti” a Minsk, capitale della Bielorussia. E’ stato il nono incontro annuale di questo genere dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il secondo a non svolgersi ad Atene dove si sono svolti i primi sette, organizzati dal Partito Comunista Greco, il più attivo nel cercare di ricostruire un “movimento comunista internazionale” sul modello di quello tenuto in piedi dai sovietici fino alla fine degli anni ’80.

La riunione di Minsk ha visto la partecipazione di 154 delegati inviati da 72 partiti “comunisti e operai”, per lo più eredi della vecchia corrente internazionale filosovietica. Fra questi vi sono i partiti unici ancora al potere: cinesi, nord-coreani, vietnamiti, laotiani e cubani. Il Partito Comunista Cinese è presente per la prima volta con una delegazione ufficiale mentre in precedenti occasioni vi aveva partecipato come osservatore.

Gli organizzatori degli incontri sono stati il Partito Comunista di Bielorussia e il Partito Comunista della Federazione Russa. Il partito bielorusso, guidata dalla segretaria Tatyana Golubeva, è alleato del regime di Lukaschenko. Il Partito dei Comunisti di Bielorussia, che fa parte dell’opposizione ed è attivamente perseguitato dal regime, non ha partecipato ai lavori, mentre mantiene rapporti con il Partito della Sinistra Europea. Ad agosto il Partito dei Comunisti di Bielorussia è stato sospeso per sei mesi dal governo con dei pretesti burocratici.

Il presidente Lukashenko ha inviato i propri saluti ai partiti convenuti. La Golubeva ha dichiarato che “la Bielorussia è ancora sulla via dello sviluppo socialista”. Secondo quanto riferisce il rappresentante del PC degli Stati Uniti, molti delegati presenti ritengono che il periodo degli arretramenti e delle sconfitte sia terminato e a riprova di ciò vengono citati i governi di centro-sinistra eletti in Sud America, il fatto che gli Stati a orientamento socialista mantengano una rapida espansione economica, il collasso del progetto unipolare dell’imperialismo americano e l’emergere di nuove potenti alleanze globali come contrappeso.

Questo giudizio ottimista sulla stato della corrente “marxista-leninista” non è condiviso proprio dal partito che si propone come suo capofila ideologico, il PC Greco. La sua segretaria generale Aleka Paparigha ha infatti dichiarato:

“Nonostante i progressi che sono stati fatti, il Movimento Comunista Internazionale rimane organizzativamente e ideologicamente frammentato, ed è ancora in crisi. Pressioni sono ancora rivolte nella direzione dell’assimilazione al sistema imperialista, della dispersione dei Partiti Comunisti e dell’identità comunista in ampie formazioni “della sinistra”, e all’abbandono dell’indipendenza politica ed ideologica. Nei ranghi del movimento comunista continua la lotta tra la visione comunista rivoluzionaria e quella riformista e opportunista”.

Molti degli interventi alla conferenza sono rimasti sul terreno delle formulazioni propagandistiche sull’importanza della rivoluzione d’ottobre, sulle contraddizioni del capitalismo e le prospettive del socialismo. Anche in questi termini generali sono emerse le differenze ormai consolidate tra coloro che attribuiscono la crisi del socialismo burocratico alla deviazione opportunista dallo stalinismo e coloro che ne fanno un bilancio moderatamente critico mettendo in evidenza gli “errori umani” nell’applicazione delle scelte politiche, economiche e sociali, l’inadeguato sviluppo della democrazia socialista e la crescita della burocrazia che ha consentito il fiorire di elementi “controrivoluzionari” anche all’interno dei partiti comunisti.

L’entusiasmo con cui alcuni delegati hanno riferito al loro ritorno della situazione in Bielorussia, vista come un pezzo di Unione Sovietica sopravvissuto al crollo, solleva qualche perplessità sulla capacità di una parte di questi partiti di rinnovarsi.

venerdì 7 dicembre 2007

Elezioni danesi: successo del Partito Socialista Popolare

Nelle elezioni per il rinnovo del parlamento danese che si sono tenute il 13 novembre scorso la coalizione di destra che sosteneva il governo uscente ha ottenuto poco più del 50% dei voti. Non ci sarà quindi un cambiamento di governo e il primo ministro Anders Fogh Rasmussen potrà contare su un terzo mandato alla guida del Paese scandinavo.

A sinistra si registra il leggero calo dei Socialdemocratici e quello più consistente della Alleanza Rosso-Verde (Enhedslisten) e il notevole successo del Partito Socialista Popolare.

I socialdemocratici puntavano a tornare al governo dopo un lungo periodo di opposizione ma sono scesi dal 25,8 al 25,5 per cento perdendo due seggi.

Il Partito Socialista Popolare cresce dal 6 al 13 per cento (451.314 voti) ottenendo 23 seggi, ben 12 in più. Si tratta di una formazione di sinistra che nasce da una scissione "revisionista" del PC filosovietico alla fine degli anni '50. Sul piano internazionale oscilla tra la sinistra alternativa non dogmatica e la corrente ecologista. Il suo unico parlamentare europeo fa attualmente parte del Gruppo Verde anche se questa opzione era stata fortemente contrastata nel partito da coloro che avrebbero preferito affiliarsi alla Sinistra Unitaria Europea.

Thomas Eisler su International Viewpoint individua due ragioni per il successo del Partito Socialista Popolare: "il nuovo presidente appare molto più chiaro e dinamico di quanto non fosse il precedessore Holger K. Nielsen nelle elezioni del 2005. Ma è anche l'espressione di una radicalizzazione basata sulle grandi mobilitazioni in favore dello stato sociale dell'ultimo anno e mezzo."

Sondval è stato eletto con il 60% dei voti, il 28 aprile 2005, battendo altri due candidati. Il nuovo presidente, secondo l'estensore della voce di Wikipedia, aveva promesso di "spostare il partito a sinistra". I Socialisti Popolari, a differenza della gran parte dei partiti della sinistra alternativa e del Partito della Sinistra Europea, si sono espressi in un referendum interno tenuto lo scorso anno, a favore del trattato costituzionale europeo. Anche se resta una forte minoranza di un terzo del partito molto più critica verso il processo di costruzione dell'unità europea.

Per quando riguarda la formazione politica che si colloca all'estrema sinistra, l'Alleanza Rosso-Verde queste elezioni hanno rappresentato una secca sconfitta, anche se è stato sventato di poco il pericolo di restare esclusi dal Parlamento. I sondaggi infatti oscillavano da settimane attorno alla soglia di sbarramento del 2%. Alla fine si è attestata sul 2,2% (74.671 voti) con un calo del'1,2% e la perdita di 2 dei 6 seggi che aveva.

L'Alleanza Rosso-Verde è nata come coalizione di alcuni piccoli partiti: i socialisti di sinistra, i comunisti, i trotskisti del Partito Socialista Operaio e i maoisti del Partito Comunista Operaio.
La loro unione è stata la condizione per poter tornare in Parlamento e svolgere un qualche ruolo politico. L'Alleanza Rosso-Verde è composta in maggioranza di aderenti diretti che superano gli iscritti ai singoli partiti componenti la coalizione. Questi ultimi svolgono ormai un ruolo residuale.

La principale ragione dell'insuccesso della Alleanza Rosso-Verde è stata la scelta di candidare in posizione eleggibile una giovane musulmana Asmaa Abdol-Hamid. Questa decisione ha portato a polemiche interne ed è stata al centro di una campagna mediatica. Asmaa porta il velo e si rifiuta di stringere la mano agli uomini per rispetto ad una interpretazione rigida dei precetti coranici. Alcune posizioni in materia di omosessualità e di pena di morte che sono sembrate inizialmente contraddittorie e fortemente enfatizzate dalla stampa, seppure poi precisate, hanno creato confusione e dissenso tra gli elettori come in una parte dei militanti.

Nell'articolo già richiamato di Thomas Eisler, dirigente dell'Alleanza, si riconosce che dare un ruolo di primo piano ad Asmaa è stato un errore e prevede l'apertura di una discussione difficile nella coalizione anche se auspica che questo non porti ad una spaccatura.

domenica 2 dicembre 2007

La sinistra colombiana si unisce per sconfiggere la destra

"La politica colombiana, nota per la corruzione, il clientelismo e la
violenza ha operato una svolta positiva il 28 ottobre (2007) quando i candidati
del Polo Democratico Alternativo, la nuova coalizione
progressista di sinistra della Colombia, hanno ottenuto diverse vittorie nelle
elezioni locali. I dirigenti del PDA guardano ora al 2010, quando il partito si
batterà per contestare la rielezione del presidente Alvaro Uribe, un protetto
degli Stati Uniti".

E' quanto scrive W.T. Whitney Jr, commentando sul People's Weekly World le recenti elezioni amministrative svoltesi nel Paese latino americano
.

Il candidato del PDA, Samuel Moreno, ha ottenuto 900.000 voti, il 44% del totale, per preservare alla sinistra la carica di sindaco di Bogota, considerata il secondo ruolo politico per importanza del Paese dopo la Presidenza della Repubblica. Il quotidiano colombiano El Tiempo ha valutato il successo di Moreno come una significativa sconfitta del Presidente Uribe.

Nello Stato di Narino gli elettori hanno scelto il fondatore del PDA ed ex leader guerrigliero Antonio Navarro Wolf come governatore. In quello di Santander è stato eletto il liberale Horacio Serpa, oppositore di Uribe, con il sostegno del Polo, così come è accaduto per i candidati governatore dell'Atlantico e di Cesar. Esponenti della sinistra hanno vinto la contesa per il sindaco delle importanti città di Medellin e di Cali. Nel complesso il PDA ha eletto venti sindaci e centinaia di consiglieri municipali.

Per cercare di fermare l'ascesa dei candidati della sinistra Uribe ha puntato ancora una volta sull'accusa di sostenere la guerriglia delle FARC. In particolare il Presidente si è scagliato contro Samuel Moreno, contro il leader del PDA Carlos Gaviria e contro Carlos Lozano, direttore del settimanale comunista Voz.

Secondo quest'ultimo giornale il PDA è diventato ormai una realtà nazionale. Un editoriale del giornale del Partito Comunista, definisce la coalizione come una forza pluralista e convergente il cui futuro successo dipende dalla capacità di mantenere il suo corso di sinistra senza settarismo.

Il Polo Democratico Alternativo è stato formato nel 2005 dai partiti di sinistra e ha presentato Carlos Gaviria alle elezioni presidenziali del 2006, nelle quali ha ottenuto 2,6 milioni di voti, sufficienti per installare il PDA nel panorama politico nazionale. Nel giugno 2006 si è tenuto un "Congresso di Unità", nel quale i delegati hanno definito le caratteristiche del partito ed elaborato il piano d'azione.

Il sito web del Polo definisce i suoi principali obbiettivi: difendere la sovranità nazionale, rigettare la globalizzazione neoliberista, promuovere l'universalizzazione dei diritti sociali, economici, politici, culturali, difendere i diritti dei lavoratori, proteggere l'ambiente, mettere fine al conflitto armato e costruire una lotta democratica di massa.

Tra gli eletti al Consiglio della capitale Bogota, come sottolinea il People's Weekly World, figura anche Jaime Caicedo, segretario generale del Partito Comunista Colombiano e uno de leader del PDA, che si è piazzato al secondo posto per preferenze tra i candidati del Polo.

lunedì 26 novembre 2007

La popolarità di Kirchner lascia poco spazio ad una sinistra frammentata e settaria

Cristina Fernandez de Kirchner è stata eletta presidente della Argentina il 28 ottobre 2007, con il 44,9% dei suffragi. Avendo distanziato di 22 punti Elisa Carriò candidata della Coalizione Civica, non ha avuto bisogno di ricorrere al secondo turno.

Cristina succede al marito Nestor Kirchner ma è bene ricordare che non si tratta di una specie di prestanome provvisorio perché ha una propria storia politica alle spalle ed è stata prima deputata e poi senatrice ed è stata sempre riconosciuta come una donna energica. Come scrive il sito della Fondation Jean Jaures quando nel 2003 suo marito è stato eletto presidente della Repubblica era lei in realtà la più nota dei due a livello nazionale.

La presidenza Kirchner ha fatto uscire l’Argentina dalla gravissima crisi politica, economica e sociale nella quale era precipitata nel 2001 a causa della politica liberista di Carlos Menem. Come quest’ultimo, anche Kirchner proviene dal mondo peronista, ma a differenza di Menem ha interpretato il ripudio generalizzato del modello economico liberale basato sulla pedissequa applicazione delle ricette del Fondo Monetario Internazionale.

La presidenza uscente si è anche caratterizzata per l’impegno sui diritti umani, con la rimessa in discussione di alcune leggi di amnistia che avevano garantito l’impunità ai militati protagonisti di assassini torture negli anni ’70. Anche in politica estera ha assunto una linea meno servilmente filoamericana di Menem costruendo un asse politico economico con il Brasile di Lula.

Cristina si è presentata alle elezioni come portabandiera del Fronte della Vittoria, all’interno del quale si trovano parti importanti del movimento peronista, ma anche settori dell’Unione Civica Radicale tradizionalmente suo antagonista, e gruppi e tendenze del centro-sinistra e della sinistra.

Paradossalmente i radicali ostili ai Kirchner hanno presentato come candidato un peronista ex ministro dell’economia, Roberto Lavagna. La Fondation Jean Jaures parla in proposito di atomizzazione delle forze politiche. Questo vale per i due partiti maggiori, tradizionali protagonisti della scena politica argentina, il giustizialismo e il radicalismo, come per i gruppi minori della sinistra e dell’estrema sinistra.

Il Partito Socialista ha una storia centenaria ma è stato “annientato” dall’emergere del peronismo che ha recuperato le idee sociali più avanzate. I socialisti sono fortemente insediati nella provincia di Santa Fe dove hanno vinto le elezioni per la carica di governatore grazie al loro candidato Hermes Binner. Le elezioni presidenziali li hanno divisi. Uno de principali dirigenti della provincia di Buenos Aires, Jorge Rivas, fa parte del governo Kirchner e assieme al Segretario generale del partito ha fatto campagna per il “Fronte della Vittoria”. Il presidente del partito, Ruben Giustiniani è stato candidato come vice presidente a fianco di Elisa Carriò. Hermes Binner si è invece mantenuto equidistante dai due campi.

La stessa divisione si è registrata anche nel campo della sinistra radicale da sempre frammentata in numerosi piccoli gruppi di diverso orientamento ideologico (nazionalisti di sinistra, comunisti, trotskisti, ecc.).

Una componente raggruppata attorno alla Corrente Patria Libre, peronista-guevarista, al movimento Barrios de Pie e al Partito Comunista – Congresso Straordinario (scissione del tradizionale PC Argentino) si è pienamente integrata nel Fronte di sostegno a Kirchner.

I vari gruppi che non hanno aderito allo schieramento presidenziale hanno presentato ben sei candidati alla presidenza della repubblica, di cui tre emanazione di organizzazioni trotskiste. La candidatura di maggior successo è stata quella di Pino Solanas il cui movimento si è presentato con il nome di “Proyecto Sur”. Si tratta in qualche modo di una riedizione di un vecchio progetto politico dell’inizio degli anni ’90 che si chiamava allora Fronte del Sur, e quale facevano parte anche i comunisti del PCA e che successivamente allargandosi ad altre forze divenne la coalizione di centro-sinistra Frepaso. Il movimento che presenta un programma “nazionale e popolare” radicale è sostenuto dal piccolo Partito Socialista Autentico che si colloca a sinistra della socialdemocrazia. Solanas ha ottenuto 292.723 voti pari all’1,60%.

Nessuno degli altri candidati dell’estrema sinistra ha raggiunto l’1%. Il Movimento Socialista dei Lavoratori (MST), di tradizione “morenista”, ha presentato la candidatura di Vilma Ripoll e ha ottenuto 138.426 voti, pari allo 0,76%. Il Partido Obrero, tradizionalmente più settario, guidato da Jorge Altamira (e alleato nell’organizzazione internazionale con il PC dei Lavoratori di Ferrando) ha raccolto 112.877 voti, pari allo 0,62%. Un fronte di organizzazioni trotskiste minori, PTS, MAS e Izquierda Socialista ha ottenuto 94.666, pari allo 0,52%.

Netta la sconfitta anche del FRAL, alleanza del PC Argentino e del Partito Umanista, fermatosi a 75.635 voti pari ad un modesto 0,41%. Infine il Movimiento Independiente de Jubilados y Desocupados (MIJyD) di Raul Castells, che raggruppa parte dei piqueteros, ha ottenuto 54.833 voti e lo 0,30%.

Se nell’insieme tutti questi candidati ottengono il 4,21%, vista la frammentazione e il settarismo dominante, ma anche la popolarità della presidenza Kirchner tra i settori popolari, sembra per ora difficile che la sinistra radicale possa uscire da una condizione di marginalità.

I siti della sinistra argentina:
Partido Comunista de la Argentina
Partido Comunista Congreso Extraordinario
Frente Transversal Nacional y Popular
Movimiento Socialista de los Trabajadores
Partido Obrero
Partido Socialista Autentico
Proyecto Sur
Izquierda Socialista
Partido de los Trabajadores Socialistas
Partido Humanista
Partido Socialista

domenica 11 novembre 2007

Il Partito della Sinistra Europea si apre all'est Europa

Il 27 e 28 ottobre scorso si è tenuta a Chisinau, la capitale della Repubblica moldava, una conferenza del Partito della Sinistra Europea dedicata ai rapporti con i partiti di sinistra dell'Europa orientale. La conferenza è stata organizzata unitamente al Partito Comunista moldavo che è al governo e il cui leader Vladimir Voronin è anche presidente della repubblica.

Hanno accolto l'invito 16 partiti dei quali 9 membri a pieno titolo della Sinistra europea: oltre al PCRM ospitante, il PC Austriaco, la Linke tedesca, il Partito della Sinistra Estone, il Blocco di Sinistra portoghese, il Partito dell'Alleanza Socialista romeno, il PC Francese, Rifondazione Comunista, il Synaspismos. Due partiti che partecipano alla Sinistra Europea come osservatori: l'AKEL di Cipro e il Partito Comunista di Boemia e Moravia. Infine erano presenti 5 partiti dell'ex Unione Sovietica. I due partiti comunisti bielorussi (KPB pro-Lukashenko e PKB di opposizione), il PC della Federazione Russa, il PC del Kazakistan e il PC del Kirghizistan.

Nel discorso introduttivo tenuto a nome della Sinistra Europea, Panos Trigazis ha dichiarato che

"l'Unione Europea è un terreno di battaglia importante e centrale per l'SE, ma
noi aspiriamo a diventare un partito di sinistra di tutta l'Europa e questa
Conferenza di Chisinau lo testimonia".

Trigazis ha anche sottolineato che l'azione dell'SE non si limita all'ambito istituzionale ma vuole anche essere presente nei movimenti sociali e nelle varie forme di lotta che si sono sviluppate negli ultimi anni in Europa e a livello globale, soprattutto tra i giovani.

Il dirigente del Synaspismos ha ricordato lo slogan utilizzato a Rostock, nel giugno scorso, dal vertice alternativo al G8: "TINA è morta". TINA, secondo una nota formula diffusa dalla Thatcher, significa "There is no alternative", non c'è alternativa alle politiche liberiste. L'obbiettivo della sinistra è di costruire delle politiche alternative a livello nazionale europeo e globale. La prima priorità è la difesa della pace che costituisce la questione sulla quale poter costruire la più ampia cooperazione di tutta la sinistra e i movimenti sociali.

La Sinistra Europea -attraverso le parole di Trigazis - segnala che il nuovo "scudo anti-missile" che gli Stati Uniti si propongono di installare in alcuni paesi dell'Est Europa, rappresenta una "minaccia rilevante" che può mettere in moto una nuova rincorsa alle armi nucleari e una nuova guerra fredda. E' stata inoltre ricordata l'opposizione della Sinistra Europea al nuovo trattato europeo siglato a Lisbona, dal punto di vista di un "europeismo popolare di sinistra". Altri obbiettivi sono la realizzazione di nuove e più positive relazioni tra l'UE e la Russia, e la costruzione di un nuovo sistema di sicurezza continentale che passi attraverso l'abolizione della NATO.

sabato 3 novembre 2007

Scissione in Respect. Galloway dà vita ad un nuovo gruppo

La coalizione di sinistra britannica Respect, è scossa da alcuni mesi da un conflitto interno che si è concluso con una scissione. Questa coalizione dispone di un parlamentare, l'ex laburista George Galloway, entrato in rottura con il partito di Tony Blair a causa della guerra in Iraq. Malgrado le difficoltà che il sistema elettorale britannico impone ad una organizzazione nuova e relativamente marginale nello schieramento politico, Respect è riuscita a far rieleggere Galloway nelle ultime elezioni politiche.

La crisi che ha messo in grave difficoltà la coalizione è scoppiata in agosto, quando Galloway ha inviato ai membri del Consiglio Nazionale una lettera nella quale criticava lo stato organizzativo di Respect chiedendo di assumere rapidamente alcuni provvedimenti tra cui la nomina di un responsabile organizzativo nazionale.

Questa richiesta come le critiche che l'accompagnavano, sono state interpretate dal Socialist Workers Party, il gruppo trotskista che ha fornito molti militanti e le principali strutture organizzative alla coalizione, una minaccia diretta al proprio ruolo. Per il Socialist Workers Party, il cui leader John Rees è anche segretario nazionale di Respect, la coalizione è considerata una forma di "fronte unico". Mentre al SWP è affidato il ruolo di partito rivoluzionario d'avanguardia, la coalizione funziona prevalentemente come strumento elettorale.

Respect si è basato per i propri successi, limitati ad alcune realtà ma non irrilevanti, sulla figura mediatica di Galloway, a volte molto controversa per le sue posizioni sulle questioni mediorientali che lo hanno portato a sostenere Saddam Hussein, sul sostegno di alcune comunità musulmane soprattutto d'origine asiatica e sull'attivismo dei militanti del SWP e di altri gruppi minori prevalentemente trotskisti.

A novembre era prevista una conferenza nazionale e il timore di una parte della leadership era che il predominio organizzativo dell'SWP, impedisse un'effettiva crescita politica di Respect come alternativa a sinistra del Partito Laburista. La reazione del gruppo trotskista ha portato ad una polarizzazione delle posizioni. Fra i sostenitori di un maggiore radicamento organizzativo e politico di Respect, oltre a Galloway, la militante musulmana Salma Yaqoob, il regista Ken Loach, Victoria Brittan, il piccolo gruppo di militanti della Quarta Internationale (Alan Thornett, John Lister).

E' di poche ore fa l'annuncio definitivo della rottura. Il 17 novembre prossimo si terrà la conferenza nazionale di "Respect renewal" la nuova formazione, in contemporanea con quella già prevista di Respect. A quest'ultima è presumibile che partecipino principalmente militanti o simpatizzanti del Socialist Workers Party.

La crisi di Respect, dopo quella che aveva portato alla divisione dello Scottish Socialist Party e alla sua successiva esclusione dal parlamento scozzese, conferma la difficoltà per le forze a sinistra del Labour britannico a trovare un assetto stabile e una prospettiva comune.

giovedì 1 novembre 2007

Nelle elezioni polacche del 21 ottobre la sinistra si è confermata marginale

L'elettorato polacco chiamato a rinnovare Camera e Senato ha decretato il successo della Piattaforma Civica, una formazione liberale ed europeista. Il partito populista e xenofobo dei gemelli Kaczynski non avrà più i numeri per formare un governo e ha promesso un'opposizione dura.

La sinistra, sia quella moderata che quella radicale, resta molto debole. Il principale raggruppamento di centro-sinistra, denominato Sinistra e Democratici (LiD), che unisce le formazioni socialdemocratiche emerse dalla trasformazione del partito al potere durante il socialismo reale ad altre derivanti da Solidarnosc, ha ottenuto il 13,17% e 52 seggi. Nelle elezioni del 2005, separatamente l'Alleanza della Sinistra Democratica, la Socialdemocrazia della Repubblica di Polonia e il Partito Democratico avevano ottenuto il 17,7%.
Probabilmente il LiD non sarà coinvolto nella nuova coalizione di governo che comprenderà Piattaforma Civica e Partito Popolare (contadino).

Leszek Miller, già primo ministro e figura di primo piano della sinistra socialdemocratica ha deciso poco prima delle elezioni, di aderire a Samoobrona, un partito populista agrario che unisce temi sociali di sinistra con argomenti nazionalisti. Nel 2005 questa formazione aveva superato l'11% rappresentando una delle sorprese dello scrutinio. Le sue posizioni contradditorie e le sue oscillazioni gli hanno fatto perdere rapidamente quasi tutto il consenso conquistato in precedenza. Nelle elezioni del 21 ottobre scorso ha ottenuto solo l'1,54%. Contemporaneamente alla decisione di sostenere Samoobrona, Leszek Miller ha annunciato la formazione di un nuovo partito di sinistra. Non si sa se questo annuncio avrà un seguito.

Le tesi della sinistra alternativa sono state rappresentate in queste elezioni dal Partito Polacco del Lavoro (PPP), una piccola formazione che ha la sua origine in Serpien '80, un sindacato nato da una scissione di Solidarnosc. Il fondatore del sindacato e del partito, Daniel Podrzycki, è scomparso in un incidente il 24 settembre 2005, poco prima che si tenessero le elezioni presidenziali nelle quali era candidato. Il PPP vuole rappresentare la difesa dei lavoratori di fronte al prevalere in Polonia di politiche liberiste.

Quasi completamente ignorato dai mezzi d'informazione durante la campagna elettorale ha raccolto 160.476 voti, pari allo 0,99%. Un risultato modesto ma superiore a quelli ottenuti nelle precedenti partecipazioni elettorali. Nel 2005 aveva raccolto 91.266 voti pari allo 0,77%. Nelle europee del 2004 aveva ricevuto 32.807 voti, pari allo 0,54%. La legge elettorale polacca prevede una soglia di sbarramento del 5% per entrare alla Camera, ancora lontana dalla portata di questo piccolo partito.

All'interno del PPP, che conta 6.000 aderenti, operano anche i militanti di alcuni gruppi trotskisti. Nelle sue liste si sono presentati esponenti del Partito Comunista di Polonia, rifondato nel 2002 con un seguito insignificante.