lunedì 26 novembre 2007

La popolarità di Kirchner lascia poco spazio ad una sinistra frammentata e settaria

Cristina Fernandez de Kirchner è stata eletta presidente della Argentina il 28 ottobre 2007, con il 44,9% dei suffragi. Avendo distanziato di 22 punti Elisa Carriò candidata della Coalizione Civica, non ha avuto bisogno di ricorrere al secondo turno.

Cristina succede al marito Nestor Kirchner ma è bene ricordare che non si tratta di una specie di prestanome provvisorio perché ha una propria storia politica alle spalle ed è stata prima deputata e poi senatrice ed è stata sempre riconosciuta come una donna energica. Come scrive il sito della Fondation Jean Jaures quando nel 2003 suo marito è stato eletto presidente della Repubblica era lei in realtà la più nota dei due a livello nazionale.

La presidenza Kirchner ha fatto uscire l’Argentina dalla gravissima crisi politica, economica e sociale nella quale era precipitata nel 2001 a causa della politica liberista di Carlos Menem. Come quest’ultimo, anche Kirchner proviene dal mondo peronista, ma a differenza di Menem ha interpretato il ripudio generalizzato del modello economico liberale basato sulla pedissequa applicazione delle ricette del Fondo Monetario Internazionale.

La presidenza uscente si è anche caratterizzata per l’impegno sui diritti umani, con la rimessa in discussione di alcune leggi di amnistia che avevano garantito l’impunità ai militati protagonisti di assassini torture negli anni ’70. Anche in politica estera ha assunto una linea meno servilmente filoamericana di Menem costruendo un asse politico economico con il Brasile di Lula.

Cristina si è presentata alle elezioni come portabandiera del Fronte della Vittoria, all’interno del quale si trovano parti importanti del movimento peronista, ma anche settori dell’Unione Civica Radicale tradizionalmente suo antagonista, e gruppi e tendenze del centro-sinistra e della sinistra.

Paradossalmente i radicali ostili ai Kirchner hanno presentato come candidato un peronista ex ministro dell’economia, Roberto Lavagna. La Fondation Jean Jaures parla in proposito di atomizzazione delle forze politiche. Questo vale per i due partiti maggiori, tradizionali protagonisti della scena politica argentina, il giustizialismo e il radicalismo, come per i gruppi minori della sinistra e dell’estrema sinistra.

Il Partito Socialista ha una storia centenaria ma è stato “annientato” dall’emergere del peronismo che ha recuperato le idee sociali più avanzate. I socialisti sono fortemente insediati nella provincia di Santa Fe dove hanno vinto le elezioni per la carica di governatore grazie al loro candidato Hermes Binner. Le elezioni presidenziali li hanno divisi. Uno de principali dirigenti della provincia di Buenos Aires, Jorge Rivas, fa parte del governo Kirchner e assieme al Segretario generale del partito ha fatto campagna per il “Fronte della Vittoria”. Il presidente del partito, Ruben Giustiniani è stato candidato come vice presidente a fianco di Elisa Carriò. Hermes Binner si è invece mantenuto equidistante dai due campi.

La stessa divisione si è registrata anche nel campo della sinistra radicale da sempre frammentata in numerosi piccoli gruppi di diverso orientamento ideologico (nazionalisti di sinistra, comunisti, trotskisti, ecc.).

Una componente raggruppata attorno alla Corrente Patria Libre, peronista-guevarista, al movimento Barrios de Pie e al Partito Comunista – Congresso Straordinario (scissione del tradizionale PC Argentino) si è pienamente integrata nel Fronte di sostegno a Kirchner.

I vari gruppi che non hanno aderito allo schieramento presidenziale hanno presentato ben sei candidati alla presidenza della repubblica, di cui tre emanazione di organizzazioni trotskiste. La candidatura di maggior successo è stata quella di Pino Solanas il cui movimento si è presentato con il nome di “Proyecto Sur”. Si tratta in qualche modo di una riedizione di un vecchio progetto politico dell’inizio degli anni ’90 che si chiamava allora Fronte del Sur, e quale facevano parte anche i comunisti del PCA e che successivamente allargandosi ad altre forze divenne la coalizione di centro-sinistra Frepaso. Il movimento che presenta un programma “nazionale e popolare” radicale è sostenuto dal piccolo Partito Socialista Autentico che si colloca a sinistra della socialdemocrazia. Solanas ha ottenuto 292.723 voti pari all’1,60%.

Nessuno degli altri candidati dell’estrema sinistra ha raggiunto l’1%. Il Movimento Socialista dei Lavoratori (MST), di tradizione “morenista”, ha presentato la candidatura di Vilma Ripoll e ha ottenuto 138.426 voti, pari allo 0,76%. Il Partido Obrero, tradizionalmente più settario, guidato da Jorge Altamira (e alleato nell’organizzazione internazionale con il PC dei Lavoratori di Ferrando) ha raccolto 112.877 voti, pari allo 0,62%. Un fronte di organizzazioni trotskiste minori, PTS, MAS e Izquierda Socialista ha ottenuto 94.666, pari allo 0,52%.

Netta la sconfitta anche del FRAL, alleanza del PC Argentino e del Partito Umanista, fermatosi a 75.635 voti pari ad un modesto 0,41%. Infine il Movimiento Independiente de Jubilados y Desocupados (MIJyD) di Raul Castells, che raggruppa parte dei piqueteros, ha ottenuto 54.833 voti e lo 0,30%.

Se nell’insieme tutti questi candidati ottengono il 4,21%, vista la frammentazione e il settarismo dominante, ma anche la popolarità della presidenza Kirchner tra i settori popolari, sembra per ora difficile che la sinistra radicale possa uscire da una condizione di marginalità.

I siti della sinistra argentina:
Partido Comunista de la Argentina
Partido Comunista Congreso Extraordinario
Frente Transversal Nacional y Popular
Movimiento Socialista de los Trabajadores
Partido Obrero
Partido Socialista Autentico
Proyecto Sur
Izquierda Socialista
Partido de los Trabajadores Socialistas
Partido Humanista
Partido Socialista

1 commento:

peppegenchi ha detto...

il blog che avevo sempre sognato di trovare...complimenti