lunedì 31 marzo 2008

Il PC francese ha fissato il Congresso a metà dicembre 2008

Il Partito Comunista Francese è uscito rinvigorito dalle elezioni municipali e ha deciso di tenere il prossimo congresso a metà dicembre nella regione parigina, scrive il settimanale transalpino. Questa decisione è stata presa al termine di due giorni di dibattito nel Consiglio nazionale del partito, con una larga maggioranza - 75 a favore, 16 contrari e 15 astensioni - su proposta della direzione guidata dalla segretaria Marie-George Buffet.

Dopo il risultato catastrofico delle elezioni presidenziali (1,93%), che aveva portato qualcuno a darlo per prossimo all dissoluzione, l'esito delle recenti elezioni amministrative ha confermato l'ancoraggio territoriale del partito. Il bilancio delle elezioni municipali presenta certamente molte luci ma anche qualche ombra. La direzione del PCF sottolinea la conquista di 91 città sopra i 9.000 abitanti (contro 86 nel 2001), ma le correnti di opposizione fanno presente che sono state perse dieci città con più di 3.500 abitanti ed è fallito il tentativo di riconquistare un centro importante come Le Havre (dove il candidato sindaco era Jackie Henin, parlamentare europeo, piuttosto vicino alla tendenza ortodossa. La stessa Buffet ha precisato che le elezioni locali dimostrano che il PCF ha sicuramente un radicamento nazionale ma non cancellano la sconfitta delle presidenziali.

Secondo la rivista francese, Marie-George Buffet sarebbe intenzionata a cedere il posto di leader del partito al prossimo Congresso favorendo anche un rinnovamento complessivo del gruppo dirigente. Occorre però che il nuovo segretario nazionale sia capace di creare la maggiore convergenza ma anche dotato di molta audacia. Per ora nessuno dei possibili successori sembra fare l'unanimità. Se l'unità del partito fosse in pericolo, la Buffet potrebbe decidere di restare al suo posto.
La risoluzione approvata nel Consiglio nazionale sembra mettere la sordina alle ipotesi più estreme sul futuro del partito e propone uno sviluppo del PCF attorno ad un proprio progetto politico. Il mutamento del nome non è al centro del dibattito e non è nemmeno l'opzione sostenuta dalla Segretaria.

Il leader dei "rifondatori" Roger Martelli ha votato contro la risoluzione del Consiglio politico nazionale in quanto essa chiuderebbe nei fatti il dibattito congressuale. Secondo Martelli, il comunismo ha un futuro ma dubita che questo possa passare dal mantenimento della struttura del PCF. Un sentimento analogo è espresso anche da Dominique Grador, vicino all'ex segretario Robert Hue, sostenitore di un rinnovamento profondo ma in termini diversi da quelli dei "rifondatori".
All'altro lato dello scacchiere interno, i difensori di una identità comunista ortodossa, potrebbero unirsi attorno alla candidatura a Segretario di André Gerin, deputato e sindaco di Venissieux, ma è poco probabile che possao prevalere.

domenica 30 marzo 2008

Nuovo successo delle sinistre nello stato indiano del Tripura

Il Fronte delle Sinistre guidato dal Partito Comunista Indiano (Marxista) ha vinto per la quarta volta consecutiva le elezioni che si sono tenute il 23 febbraio scorso nello stato indiano del Tripura. Con 49 seggi su 60 si è assicurato una più che confortevole maggioranza, incrementando di 8 seggi la quota raggiunta nel 2003. Da solo il CPI(M) controlla 46 seggi, mentre il Partito Comunista Indiano (CPI) e il Partito Socialista Rivoluzionario (RSP) hanno ottenuto rispettivamente uno e due seggi ciascuno. L'altro partito comunista che faceva parte del fronte, il Forward Bloc ha deciso questa volta di presentarsi da solo, ma nessuno dei suoi 12 candidati è stato eletto.

Le elezioni hanno anche visto un record di partecipazione raggiungendo il 92,33 per cento. Il partito del Congresso, all'opposizione aveva accusato le forze di sinistra di voler restare al potere con i brogli elettorali, sottovalutando in tal mondo commenta Frontline la base organizzativa che il CPI(M)ha assiduamente costruito tra la popolazione tribale e non dello stato. Il Congresso aveva messo in campo la presidente Sonia Gandhi e il primo ministro Manmohan Singh e altri leaders di grande peso nel tentativo di capovolgere i rapporti di forza elettorali.

Il capo del governo del Tripura Manik Sarkar ha descritto il successo del Fronte di Sinistra come un massiccio mandato in favore di una pace duratura, stabilità e sviluppo. In una dichiarazione a Frontline ha sottolineato che l'obbiettivo principale del governo sarà di migliorare le condizioni di vita del popolo del Tripura e di alleviare le condizioni di quella parte della popolazione che vive al di sotto della linea di povertà. Uno degli elementi principali della vittoria, secondo Maik Sarkar è la capacità del governo di sinistra di creare un clima di amicizia tra le popolazioni tribali e le altre. Anche se le roccaforti di cui dispone nelle zone rurali e tribali restano invincibili, il CPI(M) è riuscito a conquistare nuovi consensi nelle aree urbane che sono tradizionalmente punti d forza del Congresso.

Nelle zone tribali il Fronte delle Sinistra ha ottenuto 19 seggi su 20. Questo risultato è stato favorito dall'azione di sviluppo sostenibile compiuta e dalla perdita di peso di due gruppi estremisti, il National Liberation Front of Tripura (NLFT), un movimento sostenuto da una Chiesa cristiana battista, e l'All Tripura Tigers Force (ATTF) che nel 2003 avevano intimidito con la violenza i sostenitori del Left Front. Il voto secondo Frontline dimostra che le popolazioni che vivono nelle aree tribali (il 31 per cento degli abitanti dello stato) desiderano la pace.

Il Tripura è uno dei più piccoli stati indiani e conta circa 3 milioni di abitanti. Gli altri stati governati dalle sinistre sono il Bengala Occidentale e il Kerala.

venerdì 21 marzo 2008

La vittoria di Christofias (AKEL) nelle elezioni presidenziali cipriote

Le recenti elezioni presidenziali nell'isola di Cipro hanno sancito la vittoria del candidato del Partito Progressista dei Lavoratori Ciprioti, l'AKEL. Per la prima volta da quando il paese è indipendente sarà un comunista a detenere la massima carica politica del piccolo Stato.

Questa elezioni ha suscitato numerosi commenti sulla stampa internazionale. Tra questi anche Frontline, il quindicinale indiano vicino alla sinistra, ha dedicato un analisi, a firma di John Cherian, a quello che viene battezzato come "un voto per l'unità".

Il nuovo presidente, che ha sessanta due anni e ha completato gli studi universitari a Mosca, è ora diventato l'unico capo di stato comunista dell'Unione Europea. Il partito del nuovo presidente - scrive la rivista - formalmente sottoscrive i principi delineati da Marx, Engels e Lenin ed ha legami fraterni con vari partiti comunisti come il PC (Marxista) Indiano.

L'AKEL è emerso dalle ceneri del Partito Comunista, che era stato messo fuori legge dala Gran Bretagna, la potenza che controllava l'isola, durante le lotte anti-coloniali degli anni '30. Lo stesso AKEL è stato nuovamente messo al bando dagli inglesi tra il 1955 e il 1959. Il partito mantiene i simboli dell'ideologia marxista, compresa la bandiera rossa. Busti ed effigi di Marx e Lenin ed altre icone comuniste sono in mostra nei suoi uffici.

Nella fase finale della campagna ci sono stati diversi tentativi da parte della destra, il cui candidato si opponeva a Christofias, di utilizzare il riflesso anticomunista. Anche la Chiesa ortodossa si è schierata contro il candidato dell'AKEL. Quest'ultimo ha negato di voler diventare il "Fidel Castro del Mediterraneo". Il nuovo presidente è conosciuto nella politica locale come un "euro scettico". Tra l'altro ha cercato di rinviare l'introduzione dell'euro in sostituzione della moneta cipriota.

A sorpresa il perdente delle elezioni è stato il presidente uscente Tassos Papadopoulos, chiamato il "Dottor No" per la sua linea dura nei confronti dei turco-ciprioti sulla questione della riunificazione del'isola. Papadoupolos è arrivato terzo, seppure per pochi voti, al primo turno delle presidenziali, lasciando così via libera al ballottaggio al candidato di sinistra Christofias e a quello del centro-destra Ionnis Cassoulidis, ex ministro degli esteri che ha svolto un ruolo importante per fare entrare Cipro nell'UE.

In occasione del referendum del 2004 sul piano di riunificazione proposto dall'allora Segretario generale dell'ONU, Annan, l'AKEL tenne una posizione contraddittoria. Dopo aver espresso un parere favorevole, decise alla fine di invitare i propri elettori a respingere il piano per ragioni tattiche. Restarono così isolati i turco-ciprioti che avevano invece approvato a larga maggioranza la proposta del segretario delle Nazioni Unite.

Secondo il commentatore di Frontline, le elezioni cipriote sono state viste come un referendum virtuale sulla gestione della riunificazione da parte del presidente uscente. Papadopoulos aveva vinto le precedenti elezioni grazie al sostegno dell'AKEL e dei socialdemocratici dell'EDEK. I questa occasione per la prima volta l'AKEL ha deciso di presentare un proprio candidato.

Il risultato elettorale dimostrerebbe un cambio di opinione nell'elettorato cipriota rispetto alla posizione espressa sul piano Annan nel 2004. Anche gli eventi del Kosovo potrebbero aver influito, dimostrato la disponibilità da parte delle potenze occidentali a sostenere l'indipendenza di uno staterello come quello di etnia albanese per ragioni geopolitiche. Non si può escludere che alla fine qualcosa del genere possa succedere anche per la parte di Cipro occupata dai turchi. Il nuovo presidente - è la previsione di Frontline - dovrà accettare dei compromessi per trattare con la minoranza turca perché l'unica alternativa sarebbe la divisione definitiva dell'isola.

Christofias, nella sua campagna elettorale, ha promesso una rapida riunificazione. E appena eletto ha dichiarato che la sua priorità sarà di riprendere i colloqui con il presidente turco-cipriota Mehmet Ali Talat. Il fatto che entrambi i leaders condividano una ideologia di sinistra potrebbe favorire una soluzione veloce. Talat ha accolto con favore l'elezione di Christofias considerandola un segnale positivo di cambiamento nell'atteggiamento della componente greca. Un altro elemento che viene sottolineato dalla rivista Frontline è che il governo islamico turco del partito AK, a differenza di quelli precedenti, sembra meno "ossessionato" dalla questione cipriota.

Naturalmente non mancheranno gli ostacoli. Tra questi il fatto che Christofias abbia promesso di assegnare ministeri chiave ad esponenti del partito di moderato DIKO e all'EDEK, che hanno posizioni ambivalenti sulla questione della riunificazione e hanno tradizionalmente un atteggiamento più nazionalista.

Una analisi abbastanza simile sul risultato elettorale è stata pubblicata da Nathalie Tocci, ricercatrice dell'Istituto Affari Internazionali di Roma.