mercoledì 19 dicembre 2007

I partiti marxisti-leninisti riuniti a Minsk

Dal 3 al 5 novembre 2007 si è tenuta una riunione di partiti “marxisti-leninisti” a Minsk, capitale della Bielorussia. E’ stato il nono incontro annuale di questo genere dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il secondo a non svolgersi ad Atene dove si sono svolti i primi sette, organizzati dal Partito Comunista Greco, il più attivo nel cercare di ricostruire un “movimento comunista internazionale” sul modello di quello tenuto in piedi dai sovietici fino alla fine degli anni ’80.

La riunione di Minsk ha visto la partecipazione di 154 delegati inviati da 72 partiti “comunisti e operai”, per lo più eredi della vecchia corrente internazionale filosovietica. Fra questi vi sono i partiti unici ancora al potere: cinesi, nord-coreani, vietnamiti, laotiani e cubani. Il Partito Comunista Cinese è presente per la prima volta con una delegazione ufficiale mentre in precedenti occasioni vi aveva partecipato come osservatore.

Gli organizzatori degli incontri sono stati il Partito Comunista di Bielorussia e il Partito Comunista della Federazione Russa. Il partito bielorusso, guidata dalla segretaria Tatyana Golubeva, è alleato del regime di Lukaschenko. Il Partito dei Comunisti di Bielorussia, che fa parte dell’opposizione ed è attivamente perseguitato dal regime, non ha partecipato ai lavori, mentre mantiene rapporti con il Partito della Sinistra Europea. Ad agosto il Partito dei Comunisti di Bielorussia è stato sospeso per sei mesi dal governo con dei pretesti burocratici.

Il presidente Lukashenko ha inviato i propri saluti ai partiti convenuti. La Golubeva ha dichiarato che “la Bielorussia è ancora sulla via dello sviluppo socialista”. Secondo quanto riferisce il rappresentante del PC degli Stati Uniti, molti delegati presenti ritengono che il periodo degli arretramenti e delle sconfitte sia terminato e a riprova di ciò vengono citati i governi di centro-sinistra eletti in Sud America, il fatto che gli Stati a orientamento socialista mantengano una rapida espansione economica, il collasso del progetto unipolare dell’imperialismo americano e l’emergere di nuove potenti alleanze globali come contrappeso.

Questo giudizio ottimista sulla stato della corrente “marxista-leninista” non è condiviso proprio dal partito che si propone come suo capofila ideologico, il PC Greco. La sua segretaria generale Aleka Paparigha ha infatti dichiarato:

“Nonostante i progressi che sono stati fatti, il Movimento Comunista Internazionale rimane organizzativamente e ideologicamente frammentato, ed è ancora in crisi. Pressioni sono ancora rivolte nella direzione dell’assimilazione al sistema imperialista, della dispersione dei Partiti Comunisti e dell’identità comunista in ampie formazioni “della sinistra”, e all’abbandono dell’indipendenza politica ed ideologica. Nei ranghi del movimento comunista continua la lotta tra la visione comunista rivoluzionaria e quella riformista e opportunista”.

Molti degli interventi alla conferenza sono rimasti sul terreno delle formulazioni propagandistiche sull’importanza della rivoluzione d’ottobre, sulle contraddizioni del capitalismo e le prospettive del socialismo. Anche in questi termini generali sono emerse le differenze ormai consolidate tra coloro che attribuiscono la crisi del socialismo burocratico alla deviazione opportunista dallo stalinismo e coloro che ne fanno un bilancio moderatamente critico mettendo in evidenza gli “errori umani” nell’applicazione delle scelte politiche, economiche e sociali, l’inadeguato sviluppo della democrazia socialista e la crescita della burocrazia che ha consentito il fiorire di elementi “controrivoluzionari” anche all’interno dei partiti comunisti.

L’entusiasmo con cui alcuni delegati hanno riferito al loro ritorno della situazione in Bielorussia, vista come un pezzo di Unione Sovietica sopravvissuto al crollo, solleva qualche perplessità sulla capacità di una parte di questi partiti di rinnovarsi.

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