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sabato 21 febbraio 2009

Elezioni israeliane: il commento del Partito Comunista

Sulle recenti elezioni politiche israeliane riporto il comunicato del Partito Comunista Israeliano che fa parte della coalizione Hadash che è cresciuta da 3 a 4 seggi. Il testo è stato tradotto in italiano dal sito Un Mondo Nuovo, curato dal Dipartimento esteri del PRC.

Elezioni Israeliane: Il Partito Comunista avanza conquistando 4 seggi e sorpassando il partito social-democratico sionista Meretz.


Le elezioni generali del 10 febbraio in Israele non hanno prodotto un mutamento sostanziale nella distribuzione dei seggi in parlamento. A Kadima, il partito di centro-destra, sono andati 28 seggi, al Likud di destra 27, al razzista Israel Beiteinu, terzo maggiore partito, 15 seggi; Labor ne ha ottenuti solo 13, Shas 11 e Meretz solo 3. Hadash (il Democratic Peace and Equality Front - Partito Comunista Israeliano), ha aumentato la sua influenza ottenendo 4 seggi. Il leader di Hadash Barakeh è soddisfatto di quello che ha definito un “notevole progresso”.

L’offensiva militare israeliana contro Gaza e le grandi manifestazioni di protesta organizzate dagli arabo-palestinesi di Israele e dalle forze militanti progressiste e per la pace guidate da Hadash, hanno fatto si che la campagna elettorale si concentrasse su due temi principali: la pace e le politiche di sicurezza, ed i rapporti tra Stato e minoranza arabo-palestinese.

Questo ha diviso la popolazione israeliana portando ad uno spostamento rispetto all’agenda del centro-sinistra sionista. Secondo la legge israeliana, la creazione di un governo di coalizione è concessa al leader della fazione che ha più possibilità di formare una coalizione di maggioranza - in altre parole, non necessariamente al leader del partito che ha ottenuto il maggior numero di voti.

Barakeh ha dichiarato che Hadash non parteciperà a nessun governo. "Quando parleremo con il presidente, gli presenteremo la nostra visione per il futuro Stato. Penso che sia abbastanza intelligente da rendersi conto che questa visione non può trovare spazio in nessuno dei governi possibili". Barakeh ha anche detto: "Noi abbiamo solo quattro seggi, ma ci assumiamo l'onere di essere l'avanguardia contro la Liebermanizzazione". "La gente che era preoccupata del presidente razzista di Yisrael Beiteinu, "Yvette" Lieberman, si è resa conto che non avrebbe dovuto puntare al partito social-democratico sionista Meretz, ma sulla più radicale e militante Hadash", ha aggiunto.

Il deputato Dov Henin si è detto ottimista per il sostegno ottenuto dal suo partito da parte di elettori delle giovani generazioni, ed ha aggiunto: "Da una parte, c’è un nuovo consenso israeliano che chiaramente respinge ulteriori passi nel processo di pace. In alcune circostanze questa forza di centro sarà disposta a continuare i negoziati con l'attuale Autorità Palestinese, ma certamente non faranno concessioni significative. D'altra parte la minoranza arabo-palestinese di Israele ha respinto le scelte violente che caratterizzano la politica di occupazione del governo”. Inoltre, Hadash e il partito comunista sono riusciti a mobilitare una parte non trascurabile di giovani ebrei-israeliani per la loro agenda politica e sociale, sradicando i liberali buonisti dalla mappa politica. Il Meretz ha ottenuto un certo sostegno politico tra i kibbutz ed i ceti medi di Tel Aviv, ma per la maggior parte dei cittadini arabo-palestinesi e per gli attivisti di sinistra, sia ebrei che arabi, il messaggio proposto non è stato sufficiente.

La prevista instabilità della futura coalizione di governo, l'attuale occupazione dei territori palestinesi e l'attuale crisi del capitalismo fanno si che l’ipotesi di nuove elezioni entro i prossimi due anni non sia così remota. "E 'indispensabile che di fronte a queste elezioni, i cittadini arabo-palestinesi ed i militanti di sinistra si uniscano per presentare un'alternativa alle crescenti forze fasciste nella società israeliana" ha detto il deputato Khenin. "Una nuova generazione di giovani è entrata nella politica israeliana", ha continuato, "Sono aperti e critici, e in Hadash e nel partito comunista hanno trovato una vera e propria alternativa alla vecchia politica sionista".

domenica 18 maggio 2008

La Sinistra Europea in Israele e Palestina

A fine aprile la Sinistra Europea ha inviato una delegazione in Israele e Palestina che ha incontrato diverse forze politiche e sociali. Da segnalare la presenza nella delegazione di Hassan Charfo, responsabile esteri del PC di Boemia Moravia, esponente della componente ortodossa del partito e autore di diversi interventi ostili alla Sinistra Europea. Riporto qui alcuni stralci del resoconto riferito sul sito di Rifondazione Comunista:

Lo scorso 28 aprile si è conclusa la prima delegazione ufficiale del Partito della Sinistra Europea in Palestina e Israele, guidata da Fabio Amato – Responsabile Esteri di Rifondazione Comunista e membro dell’esecutivo della Sinistra Europea. Gli altri membri che hanno partecipato sono: Hassan Charfo – Responsabile del Dipartimento Esteri del Partito Comunista della Moldava e Bohemia e Membro dell’Esecutivo della Sinistra Europea (Repubblica Ceca), Martin Herberg, Ufficio di Bruxelles della Sinistra Europea e Nora Schuttpelz, Delegazione GUE/NGL del Parlamento Europeo – Die Linke (Germania), Nikos Tsoukalis – Membro del Parlamento Greco, Synaspismos (Grecia), Inger V. Johansen – Membro dell’esecutivo dell’Alleanza Rosso/Verde e tra le coordinatrici del NELF (Danimarca) e Teresa Maisano del Dipartimento Esteri del PRC (Italia).

La delegazione segna un ulteriore passo avanti nel percorso congiunto cominciato dalle forze della sinistra palestinese, israeliana ed europee. Un percorso che è iniziato alcuni mesi fa e che ha visto la sua tappa più significativa proprio in questa delegazione. (...)

Ecco di seguito il comunicato stampa prodotto dall’incontro congiunto:

Una delegazione ufficiale del Partito della Sinistra Europea ha incontrato Mohammed Naffa, Segretario Generale del Partito Comunista d’Israele (PCI) e Aida Touma, Responsabile del Dipartimento Esteri del CPI. Entrambe le delegazioni hanno discusso e concordato che:

1. Condannano con forza l’escalation di attacchi in Cisgiordania e Striscia di Gaza condotti dall’esercito israeliano. Entrambi richiedono la fine dell’assedio di Gaza a opera del governo israeliano, che sta punendo collettivamente la popolazione civile della Striscia di Gaza in violazione con quanto enunciato dalla 4° Convenzione di Ginevra e dal Diritto Internazionale.

2. Entrambe le delegazioni hanno dichiarato che non vi può essere un negoziato di pace sostenibile se il governo israeliano non procede a congelare la sua attività di espansione e allargamento delle colonie volte a consolidare l’irreversibilità dei fatti sul terreno. Dopo la Conferenza di Annapolis, elogiata dall’amministrazione USA quale passo concreto verso la pace, l’allargamento degli insediamenti non ha cessato, tra gli altri quelli a Gerusalemme Est, sempre più isolata dalla sua sfera palestinese.

3. Entrambe le delegazioni hanno deciso di rafforzare i propri legami attraverso diversi canali di comunicazione e solidarietà. Dall’incontro congiunto è scaturita l’esigenza di rafforzare la cooperazione tra le forze della sinistra in Europa e Israele per poter offrire una concreta alternativa al processo di riarmo della regione, alla guerra preventiva, al piano NATO di un “Grande Medio Oriente”, alle politiche neoliberiste, alla mancanza di coesione sociale e all’attuale crisi economica. Entrambe le delegazioni hanno concordato che per raggiungere questi obiettivi è necessario stimolare i rapporti con i movimenti sociali e pacifisti, con la società civile, e lottare per la giustizia sociale, per una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, in grado di dar vita a uno Stato Palestinese sostenibile così come definito dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite, sui confini del ’67 con Gerusalemme Est come capitale affianco dello Stato di Israele.

4. La delegazione della Sinistra Europea ha espresso la sua solidarietà per la lotta portata avanti da molti israelo-palestinesi per l’ottenimento di eguali diritti all’interno della società israeliana, e apprezza il fatto che le azioni israelo-palestinesi inizino ad incidere con più efficacia all’interno della società israeliana. Una menzione speciale è stata fatta in merito al Diritto al Ritorno (regolato dalla risoluzione delle Nazioni Unite 194) dei rifugiati palestinesi.

5. In conclusione entrambe le delegazioni hanno concordato sull’esigenza di organizzare, il prima possibile, per porre fine al conflitto una conferenza internazionale sotto gli auspici delle Nazioni Unite che veda la partecipazioni di tutti gli attori coinvolti per poter così raggiungere uno soluzione definitiva basata sulla Risoluzione delle Nazioni Unite.

(...) La delegazione ha incontrato esponenti dei movimenti delle donne ed ha evidenziato la centralità del loro ruolo contro l’occupazione, determinato e forte.
Infine l’incontro con un giovane economista che ha spiegato chiaramente la non sostenibilità economica dell’occupazione per la società israeliana. Ma ha anche fatto un appello chiaro all’Europa: non lasciate che Israele rimanga impunita. Rendetela “accountable” per le violazione che attua. Se la Commissione Europea finanzia le ong europee per progetti di sviluppo o emergenza nei territori palestinesi e il governo israeliano bombarda il frutto di tali progetti, sia esso un pozzo, una scuola, una clinica, fate pressioni sui vostri governi e su Bruxelles affinché invece di stanziare nuovi soldi per la ricostruzione Israele paghi per quanto distrutto.


La delegazione ha poi incontrato congiuntamente le cinque forze della Sinistra palestinese. Anche con loro il confronto è stato approfondito e ricco di spunti. Un passo importante per la Sinistra Europea e per le forze della Sinistra palestinese. (...)

Di seguito il comunicato stampa congiunto prodotto che spiega chiaramente e nel dettaglio quanto concordate:

La delegazione ufficiale del Partito della Sinistra Europea durante la sua missione in Palestina ha tenuto una serie di incontri con una delegazione composta da rappresentanti delle 5 forze della sinistra palestinese (Fronte Popolare, Fronte Democratico, Partito del Popolo, Al Mubadara e FIDA). Le due delegazioni hanno concordato sui seguenti punti:

1. La delegazione della Sinistra Europea ha sottolineato la sua solidarietà con la lotta del popolo palestinese per i propri legittimi diritti nazionali, in particolare il diritto all’autodeterminazione. La delegazione ha condannato fortemente la politica aggressiva dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, che si manifesta nella veloce espansione degli insediamenti, nel saccheggio della terra, nella costruzione del muro dell’apartheid, nell’imposizione di un assedio ingiusto e continuato sulla Striscia di Gaza, nella costruzione di centinaia di barriere che restringono i movimenti dei palestinesi aumentandone la sofferenza, nell’isolamento della città di Gerusalemme dalla sua sfera palestinese, cosi come con gli arresti di migliaia di palestinesi, gli attacchi e le incursioni militari, il bombardamento della aree residenziali e gli omicidi mirati. La delegazione palestinese esprime la sua gratitudine ed il suo apprezzamento per il sostegno e la solidarietà delle forze della Sinistra Europea alla lotta dei palestinesi per la loro liberazione nazionale.

2. Le due delegazioni hanno enfatizzato come la sicurezza e la stabilità della regione e più in generale la pace nel mondo, richiedono la fine dell’occupazione israeliana e l’adempimento di una soluzione definitiva ed esaustiva del conflitto, basata sulle risoluzioni delle Nazioni Unite, che garantiscono il ritiro di Israele entro i confini del 4 giugno del 1967, lo smantellamento degli insediamenti, l’istituzione dello Stato della Palestina, pienamente indipendente e sovrano con Gerusalemme Est come capitale, la soluzione al problema dei rifugiati in accordo con la risoluzione 194 che garantisce il diritto al ritorno. I palestinesi stanno commemorando il 60° anniversario della Nakba (Catastrofe del 1948), la delegazione della Sinistra Europea ha espresso il proprio rispetto per la determinazione di milioni di rifugiati palestinesi sradicati dalle proprie case e il loro desiderio di farvi rientro. La delegazione ha inoltre espresso sostegno alla legittimità di questo diritto umano, e al bisogno di riconoscerlo come elemento indispensabile per qualsiasi soluzione dei conflitti della regione.

3. Le due parti credono che il processo di negoziato lanciato dalla Conferenza di Annapolis lo scorso autunno, si sia risolto in realtà in un circolo vizioso che sta portando ad un vicolo cieco. La principale ragione di questa situazione è che il governo israeliano non adempie ai propri obblighi, accelerando l’attività di espansione degli insediamenti e attaccando la popolazione palestinese. La collusione e la continua difesa delle azioni del governo israeliano che violano sistematicamente la legalità internazionale, da parte dell’amministrazione USA, ed il ruolo statico del Quartetto che è incapace di garantire l’adempimento da parte di Israele dei requisiti stabiliti per il raggiungimento della pace costituiscono un ulteriore ostacolo. Le due parti concordano che quanto sopra espresso sottolinea l’esigenza di realizzare una conferenza internazionale con pieno mandato, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, nella quale tutti gli attori internazionali possano partecipare collettivamente, con lo scopo di implementare le risoluzioni delle Nazioni Unite. Noi crediamo che questa conferenza internazionale costituisca la migliore formula in grado di raggiungere una soluzione del conflitto nella regione. Le due parti hanno inoltre richiesto che vi sia una forza internazionale temporanea di protezione della popolazione palestinese, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, propedeutica alla fine dell’occupazione.

4. Le due parti credono che la situazione richiede all’Unione Europea di assumere una posizione più efficace e determinata contro le violazioni del governo israeliano, di affermare la propria indipendenza dalle posizioni dell’amministrazione statunitense, per porre fine al monopolio di Washington sui processi di pace, e di agire affinché venga garantita una più larga ed effettiva partecipazione internazionale per porre fine all’arroganza e intransigenza del governo israeliano. La delegazione europea ha ribadito che il Partito della Sinistra Europea e tutti i suoi componenti rafforzeranno i propri sforzi su vari livelli per rettificare la politica dell'UE, affinché sia equilibrata e conforme alla legalità internazionale, in sostegno della lotta della popolazione palestinese contro l'aggressione del governo israeliano e l'indifferenza della comunità internazionale, per il rispetto del diritto internazionale. Le due parti hanno deciso di fare un appello affinché ci sia "un'Europa senza NATO", cosi come hanno ribadito la loro ferma opposizione alla strategia del "Grande Medio Oriente".

5. Le due parti credono che la divisione interna palestinese stia infliggendo seri danni alla causa palestinese e al suo status a livello internazionale. Agire per superare queste divisioni è oggi una priorità per ristabilire e promuovere l'unita dei palestinesi contro l'occupazione. La delegazione della Sinistra Europea ha espresso il proprio apprezzamento e sostegno agli sforzi compiuti dalle forze della sinistra palestinese, volti a creare le condizioni per un rilancio di un dialogo nazionale inclusivo per porre fine alla divisione, ristabilendo l'unita sulla base della democrazia e del rispetto dei diritti umani, per raggiungere una soluzione pacifica e democratica alla crisi interna palestinese. La delegazione europea ha inoltre espresso la sua soddisfazione per il successo della sinistra palestinese, insieme a quella di altre forze, ONG, e importanti personalità indipendenti, nel formulare una iniziativa congiunta in grado di definire i lineamenti della soluzione alla divisione interna che dovrebbe cominciare con il ristabilire a Gaza la situazione esistente prima del 14 Giugno 2007, la formazione di un governo ad interim in grado di preparare nuove elezioni presidenziali e legislative sulla base di un sistema rappresentativo interamente proporzionale, e attivando meccanismi accordati durante il dialogo del Cairo (Marzo 2005) per lo sviluppo e attivazione delle istituzioni dell'OLP, con la partecipazione di tutte le forze politiche palestinesi, attraverso elezioni democratiche per il Consiglio Nazionale Palestinese basate su una rappresenta proporzionale.

6. La delegazione europea ha espresso la sua solidarietà ai prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. La delegazione ha inoltre sottolineato con forza il bisogno di applicare la Convenzione di Ginevra ai detenuti, e il bisogno di rilasciarli incondizionatamente senza discriminazione alcuna, in particolare si chiede il rilascio dei leader della sinistra quali: Ahmad Sa'adat, Segretario Generale del Fronte Popolare, Sa'eed Al-Utbah della leadership del FIDA, in prigione da 31 anni, Ibrahim Abu Hejleh, membro dell'Esecutivo del Fronte Democratico, Basel Khandaqji, membro del Comitato Centrale del Partito del Popolo, e altri leader nazionali, i deputati del Consiglio Legislativo Palestinese, incluso il portavoce Abdel Aziz Dowake, ed il leader nazionale Marwan Barghouti.

7. La delegazione palestinese ha ascoltato con interesse il briefing fatto dai rappresentanti del Partito della Sinistra Europea sulla loro ricca esperienza nell'unità delle forze di sinistra nell'UE. La delegazione palestinese ha sottolineato l'intenzione di beneficiare di questa ricca esperienza per unire le forze della sinistra palestinese e tutte le forze progressiste, cosi come per promuovere delle azioni congiunte.

8. Le due delegazioni hanno ribadito l'importanza di incontri periodici, lo sviluppo di ulteriori strumenti di dialogo tra le forze che rappresentano, con lo scopo di promuovere una visione congiunta e di compiere sforzi comuni nella lotta per il diritto all'autodeterminazione di tutti i popoli, la liberazione da tutte le forme di oppressione e tirannia, il rispetto dei dirittti umani fondamentali, proteggendo la pace e la sicurezza delle persone, cosi come la loro indipendenza dall'egemonia praticata dagli USA, e quella operata dalle politiche neoliberiste e del capitalismo.

domenica 6 gennaio 2008

Israele: in Hadash prevale la componente nazionalista palestinese?

Ai primi di dicembre 2007 si è tenuta la settima convenzione di Hadash (Fronte democratico per la pace e l'eguaglianza), la coalizione di sinistra con un seguito prevalentemente arabo, la cui principale forza organizzata è il Partito Comunista Israeliano.

La posizione espressa dai principali dirigenti della coalizione ed in particolare dal suo Segretario Generale Mohammed Barakeh sulla questione del riconoscimento della ebraicità di Israele, ha sollevato commenti critici sulla stampa israeliana, anche quella progressista come il quotidiano Haaretz.

Hadash, come d'altra parte i comunisti israeliani, ha sempre sostenuto il principio dei "due Stati, due popoli" come unico sbocco al conflitto israelo-palestinese, anche quando questa soluzione era contrastata dal movimento nazionalista palestinese.

Anche oggi, il principale partito della sinistra araba conferma l'adesione a questo obbiettivo e riconosce l'autorità palestinese di Abu Mazen, che ha inviato un messaggio di saluto alla convenzione di Hadash, inviando in sua rappresentanza il principale negoziatore palestinese Saeb Herekat. Uno dei nodi tutt'ora irrisolti nelle trattative con Israele riguarda il riconoscimento del carattere dello Stato israeliano. L'Autorità palestinese, ha riferito Erekat, è disposta a riconoscere l'esistenza di questo stato a fianco di quello palestinese ma non la sua caratterizzazione come stato ebraico.

Questa posizione è stata sostenuta anche da Hadash. L'ostilità ad un simile riconoscimento deriva fondamentalmente da due implicazione che deriverebbero da tale atto: 1) il rifiuto di accettare il cosiddetto "diritto al ritorno" degli ebrei di ogni parte del mondo in Palestina; 2) la negazione di un analogo diritto al rientro per i profughi palestinesi fuggiti nel '48. Barakeh ha dichiarato che "l'ebraicità di Israele è come una spada sul nostro (NdA dei palestinesi israeliani) collo".

Questa posizione è stata oggetto di un commento fortemente critico da parte della scrittrice Avirama Golan su Haaretz. Secondo la commentatrice del quotidiano la posizione di Hadash di non riconoscere Israele come "patria nazionale" per il popolo ebraico farebbe perdere di senso alla rivendicazione di essere un movimento "arabo-ebraico". La nuova leadership che ha allontanato un politico con una posizione nettamente di "sinistra civica (NdA il termine inglese civil, viene qui inteso come non nazionalista)" come Issam Mahoul (segretario del PC israeliano fino all'ultimo congresso) sta portando Hadash in un "vicolo cieco".

Hadash si starebbe allontanando dalle posizioni che negli anni '90 sotto la guida di Tamar Gozansky gli avevano garantito il sostegno di molti veterani della sinistra che lo consideravano il partito più vicino alle fasce deboli del paese e al'avanguardia di tutto lo spettro politico per il suo sostegno a favore della divisione della terra tra due stati.

Secondo la Golan ci sarebbe disappunto all'interno del partito per l'allontanamento di Hadash da quelle posizioni. Questo scontento si esprimerebbe in due critiche: 1) al crescente legame di Hadash con gruppi nazionalisti ed anche con forze islamiche, e 2) all'emarginazione delle donne, soprattutto ebree, dai posti vincenti nelle liste elettorali.

Alcuni membri di Hadash e veterani della sinistra vedono con sfavore la crescente divisione tra ebrei e arabi rispetto alla definizione "civica" di israeliani. Alex Macias ha rilevato sul sito Hagada Hasmalit (La Riva Sinistra) che la convenzione si è tenuta a Nazareth e Haifa, città a maggioranza araba, e quasi interamente in lingua araba. Non è stata esposta la bandiera israeliana ma solo quella palestinese. Hadash avrebbe iniziato a "soccombere alla corrente nazionalista separatista e populista" nel momento in cui si è accordata prima con il movimento di Ahmed Tibi (Ra'am-Ta'al) e poi con il Balad di Azmi Bishara, abbandonando in questo modo i temi civili e sociali in favore del nazionalismo palestinese.

La conclusione della Golan è che avvicinandosi all'impostazione nazionalista del Balad, Hadash avrebbe chiuso la porta a quegli israeliani che cercavano una forza politica capace di tenere vivi i temi economici e sociali.