domenica 15 febbraio 2009

«Politica sociale, Zapatero ha fallito»

Liberazione di oggi ha pubblicato una intevista al nuovo leader di Izquierda Unida, Cayo Lara, che riporto.

di Vittorio Bonanni
La Spagna è uno dei paesi europei dove la crisi economica sta colpendo più duro. Di fronte a questo, «il Psoe non propone risposte davvero risolutive, mentre il Pp è investito da divisioni e da scandali connessi a episodi di corruzione». Perciò il neo eletto leader di Izquerda Unida, Cayo Lara, che ieri insieme a Paolo Ferrero e a Fabio Amato ha partecipato all'iniziativa perugina "Le proposte della sinistra europea contro la crisi del liberismo", si dice fiducioso nel fatto che la «svolta a sinistra» impressa al partito possa invertire il declino degli ultimi anni. «Siamo in crescita - afferma Lara - dal 3,7 ora siamo stimati al 4,5% e in aumento».
Per Lara questo è dovuto al fatto che «abbiamo scongiurato fratture», realizzando una larghissima maggioranza su un indirizzo che «assume nitidamente la centralità della contraddizione capitale/lavoro» e propone di realizzare un'alleanza di tutte le forze radicali. Una sfida che a suo modo illustra le peculiarità del caso spagnolo, dove il Psoe di Zapatero ha sconfitto i popolari realizzando un vasto consenso sul tema delle libertà e i diritti civili a lungo compressi dalla saldatura clerico-conservatrice, ma adottando politiche liberiste sul piano economico. Ora che la deregulation assecondata dal Psoe è deflagrata nella crisi, suscitando un fortissimo malessere sociale, Iui attesta la propria sfida tutta sulle istanze di giustizia sociale non coniugate nella dottrina Zapatero.

In Spagna la crisi ha colpito più duramente che in altri paesi d'Europa. A cosa è stato dovuto?
Da noi è stata realizzata una crescita fondata tutta sul settore immobiliare. Negli ultimi anni si sono costruiti circa 800 mila appartamenti l'anno, quanto in Francia, Germania e Gran Bretagna messe insieme: di questi, solo il 5% erano edilizia pubblica. Una politica tutta sostenuta dalle banche, che hanno realizzato 19 miliardi di euro di profitti nel solo 2008. Il prezzo delle case è così cresciuto del 200%. Ma ora che è scoppiata la bolla ci troviamo 1 milione di case invendute, con riflessi drammatici per l'occupazione e anche per le banche indebitatesi. Si erano calcolati due posti di lavoro per ogni casa: ora, con 500 mila costruzioni in meno, fanno 1 milione di posti persi. La disoccupazione è balzata al 14%, con 3,3 milioni di disoccupati e oltre 700 mila impiegati per meno di una settimana o in corsi di formazione, mentre 1 milione di persone non percepisce sostegni al reddito. La crescita è stata realizzata tutta su bassi salari e precarietà - 11 milioni di retribuzioni non superano i mille euro e il 31% dei lavori sono a termine e precari -, senza che il governo pianificasse investimenti nell'industria, la ricerca, l'innovazione.

Eppure la vittoria di Zapatero aveva suscitato molte aspettative per il suo coraggio sul terreno dei diritti civili. Com'è che non ha saputo coniugarli anche con una maggiore giustizia sociale?
Zapatero ha completamente abdicato alla politica sociale, e ora se ne vedono gli effetti. In Spagna la percentuale di Pil per la spesa sociale è di 7 punti sotto la media europea. La risposta del governo Zapatero alla crisi sono 50 miliardi di euro a garanzia della liquidità per le banche. Il governo però mette soldi senza chiedere che le risorse vadano per esempio a sostenere la piccola e media impresa, e le banche usano quei soldi a copertura dei debiti contratti con gli speculatori per alimentare la bolla edilizia. Gordon Brown, ad esempio, è entrato direttamente nelle banche.

Già. Paradossalmente il new labour è il più a sinistra…Assolutamente sì. In Spagna le piccole e medie imprese stanno chiudendo senza che il governo imponga interventi per impedirlo. Perciò noi abbiamo presentato un piano alternativo volto a realizzare 1,9 milioni di posti di lavoro. Con l'obiettivo di riportare la disoccupazione all'8%.

In che modo?
Il nostro piano è di 61 miliardi di euro, da reperire in parte con la gestione del debito pubblico, dal momento che la Spagna è ancora lontana dall'allineamento alla media europea, e in parte attraverso la leva fiscale. Le 3 riforme realizzate dal 1998, 2 dal Pp e una dal Psoe, hanno tutte avvantaggiato i ceti abbienti. L'aliquota massima è scesa dal 56 al 43%; l'imposta sulle imprese dal 35 al 32,5%, e arriverà al 30. Il governo ha soppresso anche la patrimoniale, che colpiva l'1% dei contribuenti. Si sono persi 118 miliardi di euro l'anno di entrate fiscali, cui va aggiunto il 23% di evasione. Adesso Zapatero propone di dare 400 euro a famiglia per incrementare i consumi, che significa 5,6 miliardi di euro tolti al bilancio. Invece occorre invertire radicalmente la politica economica. Abbattendo di dieci punti l'evasione fiscale si potrebbero reperire 35 miliardi di euro l'anno. Con questi, la riforma fiscale e la gestione del debito si può finanziare il nostro piano.

Con quali obiettivi?

Intendiamo affidare questi 61 miliardi alla Banca centrale, in modo che questa decida come indirizzare le risorse verso le banche così da arrivare anche alla nazionalizzazione di alcuni istituti. Insieme occorre un nuovo intervento pubblico in economia, attraverso una linea di programmazione democratica. Mirando a riacquisire alla gestione pubblica alcune privatizzazioni chiave del decennio 1994-2005, come ad esempio l'energia.


15/02/2009 da Liberazione

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