martedì 10 febbraio 2009

L'ultimo congresso di Izquierda Unida

A novembre dell'anno scorso si è tenuto il Congresso di Izquierda Unida. Riporto in proposito, anche se con un certo ritardo, quanto scritto a commento da Alfio Nicotra del PRC, sul sito Un Mondo Nuovo. Il tono è piuttosto pessimista. Va detto che successivamente IU è riuscita ad eleggere un coordinatore nella figura di Cayo Lara, militante del Partito Comunista. La gestione è unitaria, ma l'orientamento politico della coalizione si è decisamente spostato a sinistra.

di Alfio Nicotra

L’unica cosa chiara è che in Spagna, in questi anni, né in parlamento né nella società, è stata presente una alternativa di sinistra. La linea maggioritaria che ha guidato Izquierda Unida è stata molto chiara: associarsi alla vittoria di Zapatero, condizionarlo da sinistra e, da quella posizione, recuperare la forza elettorale di IU.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti. IU ha subito un forte arretramento elettorale a causa di una doppia emorragia: il voto utile frutto della polarizzazione bipartitista e l’astensione di una parte importante della sua base elettorale come espressione di rifiuto di una politica subalterna con il governo del PSOE, così come la prolungata smobilitazione a causa dell’assenza di una autentica opposizione di sinistra nelle istituzioni e nelle piazze”. Sembra la fotografia dell’ultimo congresso nazionale del Prc. E’ invece uno stralcio del documento congressuale numero 2 , quello che fa riferimento al Partito Comunista spagnolo, e che ha ottenuto la maggioranza relativa alla IX assemblea federale di Izquierda Unida, celebrata il 15 e 16 novembre , a Vaciomadrid, un comune parte della cintura rossa della capitale.

Un congresso che si è risolto senza nessun vincitore e vinto, che ha fatto parlare di “male italiano per IU”. La terza forza politica nazionale del paese – qui il bipartitismo è più avanzato che da noi, scalfito solo qua e là da qualche forza regionale – sta vivendo il periodo più drammatico dalla sua fondazione (1983). Strutturata a rete e in forma federata, a far precipitare la crisi di IU è stato il pessimo risultato dell’elezioni politiche di primavera che hanno reincoronato Zapatero e il suo partito socialista e sconfitto per la seconda volta consecutiva il partito di centrodestra – erede dei falangisti franchismi- del Partito Popolare.

Gaspar Llamazares che aveva ereditato la guida di una IU già in difficoltà e ai minimi storici, non solo non è stato in grado di risalire la china, ma ha accentuato il conflitto interno tra le varie anime con una posizione sostanzialmente governista.

Il rischio della marginalità definitiva è riecheggiato in tutti gli interventi dei congressisti che si sono alternatiti al microfono, così come il termine “rifondazione”. IU infatti, così come l’abbiamo conosciuta nei suoi primi decenni, non esiste più. La sua forza organizzativa, tutt’altro che disprezzabile, rischia però di essere duramente indebolita dalla paralisi interna che il congresso ha finito per non risolvere ma addirittura per fotografare. Per la prima volta nella sua storia, subito dopo il congresso, non è stato possibile eleggere il coordinatore nazionale.

Nel nuovo Cpn di IU infatti non si è delineato con certezza nessun schieramento maggioritario. Le tre mozioni congressuali al momento del voto finale, si sono ulteriormente divise in cinque liste. Quella del coordinatore dimissionario (“Per un processo costituente di una Sinistra Unita Aperta) che candidava la gasparista Inés Sabanés, si è fermata al 27, 7%. La “Terza Via”, composta da ex-gasparisti (“Creemos en el futuro di Izquierda Unida”) il 18,8%. Il documento che fa riferimento al PCE (“Per una IU anticapitalista, repubblicana, federale e alternativa, organizzata come movimento politico e sociale”) che candidava Cayo Lara attuale coordinatore regionale di Castilla-La Mancha il 43,3% dei delegati. Le due restanti liste quella della corrente minoritaria dell’andaluso Juan Manuel Sánchez Gordillo, rappresentante del Colectivo de Unidad de Trabajadores, e quella basista, trasversale e di sinistra dell’intellettuale Manolo Monereo si sono divisi rispettivamente 4 e 5 dei rappresentanti al cpn rispetto ad una platea complessiva di 90 componenti.

Con la crisi economica che ormai corrode a fondo il “miracolo” spagnolo, con licenziamenti di massa e il tonfo della locomotiva edilizia, alle moltiplicate domande sociali il gruppo dirigente di IU non è riuscito così a trovare una quadra condivisa. La sessione del cpn , convocata al termine dell’assemblea federale, ha preso atto dell’empasse e non ha letto nessun coordinatore.

Si attende adesso che ai 90 membri del cpn eletti nell’assise se ne sommino altri 90 provenienti dalle federazioni locali e dai vari regionali. Il 13 e 14 dicembre – esattamente un mese dopo il congresso- sapremo quale gruppo dirigente e più che latro quale linea politica guiderà IU. Le trattative centrali non hanno avuto alcun esisto, si spera nella “saggezza” nei territori e nelle forze più vive del movimento. Fuori le sedi del partito la società non attende e si organizza comunque per rispondere alla crisi, con la costituzione di “comitati popolari contro la crisi” che nelle stesse ore del congresso hanno riempito le piazze di mezza Spagna.

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