Sul recente Congresso costituente del Parti de Gauche riporto quanto scritto da Bruno Steri sul rito di Rifondazione Comunista
di Bruno Steri
(Responsabile Europa Prc-Se)
“Ci dicono: prima di redistribuire, occorre produrre la ricchezza. Loro! Che hanno ingrassato le multinazionali e un pugno di ricchi nel mondo!”, “Concittadini, vogliamo cambiare radicalmente la società: non siamo disposti a ricominciare a produrre non importa cosa, non importa come…”, “Noi crediamo alle rivoluzioni dove si vota, come in Venezuela, come in Bolivia”, “La nostra filosofia è quella dei lumi, della repubblica, della sinistra; con un obiettivo concreto: unire la sinistra per battere il neoliberismo”, “E al Partito socialista dico: non agitate il voto utile. L’unico voto utile è quello che porterà nel Parlamento europeo deputati nettamente contrari al Trattato di Lisbona”. Sono queste alcune delle battute con cui Jean-Luc Mélenchon ha concluso il congresso del suo partito: lo ha fatto con una dialettica scaltra e vivace, che coniuga il furore iconoclasta con richiami illuministici e repubblicani (di quelli che scaldano i cuori del patriottismo francese); e che, al contempo, colloca questo transfuga del Ps nel campo della sinistra anticapitalista.
In una struttura periferica situata a sud di Parigi, da venerdì a domenica scorsi, il Parti de Gauche (PdG) ha celebrato il suo “congresso costituente”: una forza politica che, appena nata, conta sul contributo di 4mila militanti (ma il trend è in ascesa) e che, essendosi staccata solo un paio di mesi fa dal Partito socialista, ha trovato un suo spazio nella gauche anticapitalistica francese. Nell’ampia sala congressuale, il clima è quello dei grandi momenti. Ma, in generale, è la situazione politica transalpina che mostra chiari segnali di risveglio e offre alle forze della sinistra consistenti opportunità. La Francia ha appena visto mobilitarsi due milioni e mezzo di persone, chiamate allo sciopero generale da tutti i principali sindacati, di nuovo uniti, contro i tagli di Sarkozy e la sua gestione della crisi: come è stato rilevato anche sulla nostra stampa, erano presenti nelle piazze tutti i settori della società. Non a caso, la relazione introduttiva del congresso ha reso omaggio a questa formidabile giornata di sciopero, ringraziando esplicitamente le forze sindacali per la loro determinazione e la loro inequivoca volontà di lotta. Per comprendere quanto il quadro politico francese sia oggi spostato a sinistra rispetto al nostro, è sufficiente considerare la presenza nel corteo parigino della stessa segretaria del Ps, Martine Aubry. Da noi, al contrario, un pezzo di sindacato firma accordi separati con padroni e governo; e il segretario del maggior partito di centro-sinistra tace davanti ad un’operazione regressiva che tenta di isolare e mortificare il più grande sindacato italiano.
Ma è il tema dell’Europa a marcare la più visibile distanza. Mentre in Italia, al livello dell’opinione diffusa, tale questione è sostanzialmente evanescente, in Francia essa coincide con il nervo scoperto di un referendum tradito. In Francia si è votato; e si è votato “No” al Trattato europeo. Ciò ha consentito alle forze della sinistra di radicare questa tematica nel vivo del dibattito politico. Ed oggi la consapevolezza maturata in quella battaglia referendaria è pienamente disponibile, per dare nerbo all’imminente contesa elettorale (“L’80% delle leggi francesi sono trascrizioni di direttive europee!”). Così - accanto alla proposta politica di un Fronte delle sinistre per la prossima scadenza elettorale continentale - sul piano analitico-programmatico, la crisi del capitalismo e l’Europa hanno del tutto naturalmente costituito l’asse centrale della discussione e dei documenti congressuali; e l’intransigente rifiuto del Trattato di Lisbona (“copia conforme del Trattato costituzionale rigettato nel 2005”) ha orientato l’intero dibattito. Di qui passa eminentemente la stessa critica al Partito socialista, “complice” nell’approvazione del suddetto Trattato-fotocopia. Come detto, la radicale critica a questa Europa, “costruzione liberista e autoritaria”, si è intrecciata con quella del vigente sistema capitalistico e con la necessità storica di un suo superamento: necessità resa ancor più inderogabile dalle drammatiche urgenze (sociali, democratiche, ambientali) indotte dal precipitare della crisi. Su questo, la posizione del PdG è parsa molto netta: “Non si esce dalla crisi rilanciando il capitalismo, ridando fiato ai meccanismi che hanno condotto al disastro sociale e ad una spaventosa crisi ambientale”. Occorre proporre un’alternativa al capitalismo, un altro orizzonte, “precisando le transizioni che vi conducono”. Non sarà una passeggiata: “La sinistra non convincerà il capitale finanziario a rendere quel che ha estorto attraverso un’amabile discussione tra gente di buona compagnia”. Ma deve essere la sovranità popolare a determinare la realizzazione di ciò che corrisponde all’ “interesse generale”: precisamente come sta accadendo in America Latina, in Venezuela, in Bolivia.
Sulla base di tali orientamenti generali, i documenti presentati alla discussione hanno articolato il programma del partito (da proporre successivamente ad un’eventuale coalizione elettorale). Innanzitutto, sul versante interno, quello delle concrete risposte alla crisi sociale. La ricchezza c’è: tant’è che le imprese francesi, nel 2007, hanno incamerato 650 miliardi di utili. Contrariamente a quello che fa il Ps, occorre intervenire con decisione e presto sugli squilibri di classe, proponendo misure strutturali a livello nazionale ed europeo. Anche sul versante esterno, il PdG non sembra fare sconti: neanche ad Obama. Gli Stati Uniti - ha infatti osservato la responsabile del dipartimento sui problemi internazionali - si sono resi responsabili dell’azzeramento del diritto internazionale; e le teorie dello Scontro di civiltà e della Guerra al terrorismo hanno di fatto “fornito un nuovo abito” all’imperialismo. Pur essendo diverso da Bush, Obama non smentisce tali pseudo-teorie: e rafforza le truppe in Afghanistan.
Al grido di “Unità, unità!”, il congresso ha approvato l’appello per un Fronte della sinistra alle prossime europee. Il Pc francese ha già accolto l’invito: e l’ovazione tributata dai delegati alla segretaria comunista Marie-George Buffet ha simbolicamente sigillato l’intesa. La decisione tocca ora al sin qui riluttante Olivier Besancenot, leader del Nuovo Partito Anticapitalista (Npa), che ha raccolto e rinnovato l’eredità della Ligue Comuniste Révolutionnaire, il quale celebrerà il suo congresso nel prossimo week-end. A Besancenot si è direttamente rivolto Mélanchon: “Non ti chiediamo di sciogliere il tuo Npa. Tu dici che ci sono cose che vi distinguono da noi. Confermo: anche noi su alcune cose divergiamo da voi. Ma, appunto, non vogliamo una fusione, bensì un’unione tra forze distinte”. Niente oltrismi, dunque; niente superamenti. E niente scissioni. Così si prova a costruire l’unità. E la si costruisce su punti ben determinati. Mélanchon ne indica due, in particolare: rifiuto netto del Trattato di Lisbona e gruppo parlamentare collocato a sinistra del Ps europeo. Unità nel rispetto delle identità e nella chiarezza dei contenuti: questa è la strada maestra che prova a percorrere la sinistra francese. E un sondaggio dà l’eventuale ressemblement al 14,5%...
domenica 8 febbraio 2009
lunedì 5 gennaio 2009
giovedì 1 gennaio 2009
L'incontro di San Paolo dei Partiti Comunisti
Si è tenuto a novembre nella città brasiliana di San Paolo, il 10° incontro internazionale dei Partiti Comunisti, organizzato dal Partido Comunista do Brasil, che attualmente è al governo nella coalizione diretta dal Presidente Lula. I precedenti incontri si erano svolti in Bielorussia nel 2007, in Portogallo nel 2006 e in Grecia, in tutti gli anni precedenti.
Sorti per iniziativa del Partito Comunista Greco (KKE), e voluti soprattutto dai PC più tradizionalisti, all'inizio questi meeting internazionali avevano una forma seminariale e di basso profilo politico. Solo negli ultimi anni, con la formazione di un gruppo di lavoro che ne prepara l'organizzazione formato da una decina di partiti, e l'individuazione di sedi diverse, aspirano a diventare parte di un processo di ricostruzione del "Movimento Comunista Internazionale" in continuità con la struttura esistente fino al crollo del blocco socialista.
A San Paolo erano presenti 66 partiti, provenienti da 55 Paesi. La suddivisione per continente è la seguente: Europa 31 (di cui 12 dall'ex blocco socialista), Asia 8, Medio Oriente 9, America 17, Africa 1. Dal punto di vista del ruolo politico: 5 sono al potere in condizioni di monopolio politico (Cuba, Cina, Corea, Laos, Vietnam); 12 sono al governo o sostengono coalizioni di governo svolgendo un ruolo più o meno importante (Bielorussia, Bolivia, Brasile PCdoB, Cipro, Ecuador, Nepal, Paraguay, Sud Africa, Siria SCP e CPS, Uruguay, Venezuela); 13 hanno una rappresentanza parlamentare (Bulgaria, Colombia, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, India CPI e CPM, Iraq, Lettonia, Palestina PPP, Portogallo, Russia PCFR, Ucraina PCU). Gli altri 36 partiti non hanno rappresentanza parlamentare (uno è illegale).
Dal punto di vista dell'origine ideologica: 35 sono partiti già presenti all'interno dell'MCI egemonizzato dall'Unione Sovietica; 9 derivano da scissioni di partiti che avevano assunto posizioni autonomiste nei confronti del PCUS a partire dagli anni '70, o che dopo il crollo del blocco socialista si sono trasformati in partiti non comunisti; 6 partiti derivano dalla corrente filocinese degli anni '60; 12 sono partiti formatisi nei paesi dell'est Europa dopo il crollo del socialismo; 4 partiti vengono da tradizioni diverse.
Un certo numero di partiti comunisti non ha mai partecipato a questi incontri internazionali, e alcuni dei partecipanti vi hanno sempre attribuito scarsa rilevanza. Tra gli assenti diversi partiti minori europei (Austria, Belgio, Svizzera), il Partito Comunista della Repubblica Moldava, in Asia il Partito Comunista Giapponese, il Partito Comunista del Nepal (Maoista), le due principali organizzazioni comuniste filippine (PCP, PM), in America Latina l'FMLN del Salvador, l'URNG del Guatemala, il PT messicano, il PCEml dell'Ecuador. Assenti anche le principali formazioni della sinistra radicale al potere in America Latina: il PSUV venezuelano e il MAS boliviano, escluse dalla discriminante ideologica e non politica che sta alla base di questi incontri.
Il seminario, come quelli precedenti, non ha prodotto un vero e proprio documento politico, ma solo un appello dal tono propagandistico e dal contenuto dogmatico. L'attuale crisi economica e finanziaria, probabilmente la più grave dal '29, è espressione intrinseca dei profondi limiti del capitalismo e potrebbe fornire le basi per lo sviluppo di tendenze militariste e autoritarie. Potenti campagne ideologiche vengono messe in atto per nascondere le vere ragioni della crisi. I partiti che sostengono il capitale accettano i dogmi del "Washington Consensus", La socialdemocrazia, per nascondere la sua trasformazione in un pilastro dell'imperialismo, cerca di riproporre forme di regolazione neo-keynesiane per cercare di impedire il successo di alternative rivoluzionarie. Pertanto si impone il "rovesciamento rivoluzionario del capitalismo" e l'alternativa è il socialismo, ovvero una società nuova libera dallo sfruttamento di classe e dall'oppressione. Intanto si delineano le condizioni per un movimento ampio contro le politiche capitalistiche.
Oltre a questo documento sono state presentate diverse mozioni, che impegnano solo i partiti che le sottoscrivono. Le differenze tra le liste dei firmatari sono rilevanti e danno un'idea delle notevoli divergenze politiche che esistono tra i vari partiti presenti.
Mozione in appoggio del popolo palestinese: 44 firmatari
Mozione per i 200 anni dell'indipendenza dell'America Latina e del Caribe: 38 firmatari
Mozione contro il blocco di Cuba: 45 firmatari
Mozione di appoggio alla Corea del Nord: 29 firmatari
Mozione contro la politica USA in Colombia: 44 firmatari
Mozione per la libertà dei 5 cubani: 49 firmatari
Mozione di critica alla politica filo-USA della Georgia: 34 firmatari
Mozione contro l'indipendenza del Kosovo: 19 firmatari
Mozione in favore di una politica di dialogo tra USA e Iran: 60 firmatari
Una ventina di partecipanti hanno sottoscritto solo quest'ultima mozione o non ne hanno sottoscritto alcuna. Diverso il comportamento delle due delegazioni italiane: il PRC ha firmato solo la mozione per i 5 cubani e per il superamento della politica di scontro tra USA e Iran, che contiene anche una condanna delle politiche repressive del regime islamico; il PdCI ha firmato tutte le mozioni tranne quella sulla Georgia, che contiene anche un elogio del "compagno Stalin".
Interessanti anche i comportamenti dei cinque partiti al potere: i laotiani hanno firmato tutte le mozioni tranne quelle in favore della Corea e contro l'indipendenza del Kosovo, i cubani hanno firmato solo le due mozioni che li riguardano direttamente (blocco, 5 cubani); i coreani hanno sottoscritto solo la mozione che difende la Corea; i cinesi e i vietnamiti non hanno firmato nessuna mozione.
Sorti per iniziativa del Partito Comunista Greco (KKE), e voluti soprattutto dai PC più tradizionalisti, all'inizio questi meeting internazionali avevano una forma seminariale e di basso profilo politico. Solo negli ultimi anni, con la formazione di un gruppo di lavoro che ne prepara l'organizzazione formato da una decina di partiti, e l'individuazione di sedi diverse, aspirano a diventare parte di un processo di ricostruzione del "Movimento Comunista Internazionale" in continuità con la struttura esistente fino al crollo del blocco socialista.
A San Paolo erano presenti 66 partiti, provenienti da 55 Paesi. La suddivisione per continente è la seguente: Europa 31 (di cui 12 dall'ex blocco socialista), Asia 8, Medio Oriente 9, America 17, Africa 1. Dal punto di vista del ruolo politico: 5 sono al potere in condizioni di monopolio politico (Cuba, Cina, Corea, Laos, Vietnam); 12 sono al governo o sostengono coalizioni di governo svolgendo un ruolo più o meno importante (Bielorussia, Bolivia, Brasile PCdoB, Cipro, Ecuador, Nepal, Paraguay, Sud Africa, Siria SCP e CPS, Uruguay, Venezuela); 13 hanno una rappresentanza parlamentare (Bulgaria, Colombia, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, India CPI e CPM, Iraq, Lettonia, Palestina PPP, Portogallo, Russia PCFR, Ucraina PCU). Gli altri 36 partiti non hanno rappresentanza parlamentare (uno è illegale).
Dal punto di vista dell'origine ideologica: 35 sono partiti già presenti all'interno dell'MCI egemonizzato dall'Unione Sovietica; 9 derivano da scissioni di partiti che avevano assunto posizioni autonomiste nei confronti del PCUS a partire dagli anni '70, o che dopo il crollo del blocco socialista si sono trasformati in partiti non comunisti; 6 partiti derivano dalla corrente filocinese degli anni '60; 12 sono partiti formatisi nei paesi dell'est Europa dopo il crollo del socialismo; 4 partiti vengono da tradizioni diverse.
Un certo numero di partiti comunisti non ha mai partecipato a questi incontri internazionali, e alcuni dei partecipanti vi hanno sempre attribuito scarsa rilevanza. Tra gli assenti diversi partiti minori europei (Austria, Belgio, Svizzera), il Partito Comunista della Repubblica Moldava, in Asia il Partito Comunista Giapponese, il Partito Comunista del Nepal (Maoista), le due principali organizzazioni comuniste filippine (PCP, PM), in America Latina l'FMLN del Salvador, l'URNG del Guatemala, il PT messicano, il PCEml dell'Ecuador. Assenti anche le principali formazioni della sinistra radicale al potere in America Latina: il PSUV venezuelano e il MAS boliviano, escluse dalla discriminante ideologica e non politica che sta alla base di questi incontri.
Il seminario, come quelli precedenti, non ha prodotto un vero e proprio documento politico, ma solo un appello dal tono propagandistico e dal contenuto dogmatico. L'attuale crisi economica e finanziaria, probabilmente la più grave dal '29, è espressione intrinseca dei profondi limiti del capitalismo e potrebbe fornire le basi per lo sviluppo di tendenze militariste e autoritarie. Potenti campagne ideologiche vengono messe in atto per nascondere le vere ragioni della crisi. I partiti che sostengono il capitale accettano i dogmi del "Washington Consensus", La socialdemocrazia, per nascondere la sua trasformazione in un pilastro dell'imperialismo, cerca di riproporre forme di regolazione neo-keynesiane per cercare di impedire il successo di alternative rivoluzionarie. Pertanto si impone il "rovesciamento rivoluzionario del capitalismo" e l'alternativa è il socialismo, ovvero una società nuova libera dallo sfruttamento di classe e dall'oppressione. Intanto si delineano le condizioni per un movimento ampio contro le politiche capitalistiche.
Oltre a questo documento sono state presentate diverse mozioni, che impegnano solo i partiti che le sottoscrivono. Le differenze tra le liste dei firmatari sono rilevanti e danno un'idea delle notevoli divergenze politiche che esistono tra i vari partiti presenti.
Mozione in appoggio del popolo palestinese: 44 firmatari
Mozione per i 200 anni dell'indipendenza dell'America Latina e del Caribe: 38 firmatari
Mozione contro il blocco di Cuba: 45 firmatari
Mozione di appoggio alla Corea del Nord: 29 firmatari
Mozione contro la politica USA in Colombia: 44 firmatari
Mozione per la libertà dei 5 cubani: 49 firmatari
Mozione di critica alla politica filo-USA della Georgia: 34 firmatari
Mozione contro l'indipendenza del Kosovo: 19 firmatari
Mozione in favore di una politica di dialogo tra USA e Iran: 60 firmatari
Una ventina di partecipanti hanno sottoscritto solo quest'ultima mozione o non ne hanno sottoscritto alcuna. Diverso il comportamento delle due delegazioni italiane: il PRC ha firmato solo la mozione per i 5 cubani e per il superamento della politica di scontro tra USA e Iran, che contiene anche una condanna delle politiche repressive del regime islamico; il PdCI ha firmato tutte le mozioni tranne quella sulla Georgia, che contiene anche un elogio del "compagno Stalin".
Interessanti anche i comportamenti dei cinque partiti al potere: i laotiani hanno firmato tutte le mozioni tranne quelle in favore della Corea e contro l'indipendenza del Kosovo, i cubani hanno firmato solo le due mozioni che li riguardano direttamente (blocco, 5 cubani); i coreani hanno sottoscritto solo la mozione che difende la Corea; i cinesi e i vietnamiti non hanno firmato nessuna mozione.
sabato 27 dicembre 2008
I siti web della sinistra austriaca
Partendo dal sito Broadleft, curato da Nico Biver ma non più aggiornato dal 2005, ho costruito una lista di siti web di organizzazioni politiche della sinistra marxista austriaca. Rispetto al sito di Biver ho escluso socialdemocratici, verdi e anarchici e le organizzazioni non più attive.
Partito Comunista Austriaco (KPOe): è il partito comunista storico, fondato nel 1918, aderisce al Partito della Sinistra Europea.
Iniziativa Comunista (IK): piccolo gruppo ortodosso, uscito dal KPOe nel 2005, basato a Vienna.
Iniziativa per la Costruzione di un Partito Comunista Rivoluzionario (Austria - IA RKP): gruppo stalinista che ha assunto questa denominazione nel dicembre 2007, in precedenza si chiamava Azione Comunista (marxista-leninista) KOMAK-ML ed era stato fondata nel 2002.
Partito Marxista-Leninista d'Austria (MLPOe): scissione filocinese del KPOe, sorto nel 1967.
Partito Socialista di Sinistra (SLP): trotskista, sezione del Comitato per una Internazionale Operaia (guidato da Peter Taaffe). Ha dato vita ad una coalizione elettorale denominata "Sinistra". Fondato nel 2000, in precedenza si chiamava Offensiva Socialista Avanti (SOV).
La Scintilla: trotskista, scissosi dal precedente nel 1994, pratica l'entrismo nel Partito Socialdemocratico (SPOe), è la sezione della Tendenza Marxista Internazionale (guidata da Alan Woods).
Alternativa Socialista (SOAL): trotskista, sezione della Quarta Internazionale (ex Segretariato Unificato).
Organizzazione Rivoluzionaria Socialista (RSO): trotskista, sorta nel 2007 dalla fusione della Sinistra Antifascista (AL) e del Gruppo Operaio Marxista (AGM).
Gruppo per una Politica Operaia Marxista Rivoluzionaria (GRA): trotskista, sorto nel 2007 dalla fusione Gruppo per una Politica Operaia Rivoluzionaria (GRA) e del Gruppo Nuovo Corso (DNK).
Rivoluzione Permanente: gruppo di sostenitori austriaci del CoReP, Collettivo Rivoluzione Permanente, che raccoglie alcuni piccoli gruppi trotskisti di diversi paesi.
Lega della Rivoluzione Socialista (LSR): trotskista, sezione austriaca della Lega per la Quinta Internazionale. Fondata nel 1985 come Gruppo Punto di Vista Operaio (AST).
Svolta a Sinistra: gruppo trotskista, fa parte della Tendenza Socialista Internazionale (guidata da Alex Callinicos).
Partito Comunista Austriaco (KPOe): è il partito comunista storico, fondato nel 1918, aderisce al Partito della Sinistra Europea.
Iniziativa Comunista (IK): piccolo gruppo ortodosso, uscito dal KPOe nel 2005, basato a Vienna.
Iniziativa per la Costruzione di un Partito Comunista Rivoluzionario (Austria - IA RKP): gruppo stalinista che ha assunto questa denominazione nel dicembre 2007, in precedenza si chiamava Azione Comunista (marxista-leninista) KOMAK-ML ed era stato fondata nel 2002.
Partito Marxista-Leninista d'Austria (MLPOe): scissione filocinese del KPOe, sorto nel 1967.
Partito Socialista di Sinistra (SLP): trotskista, sezione del Comitato per una Internazionale Operaia (guidato da Peter Taaffe). Ha dato vita ad una coalizione elettorale denominata "Sinistra". Fondato nel 2000, in precedenza si chiamava Offensiva Socialista Avanti (SOV).
La Scintilla: trotskista, scissosi dal precedente nel 1994, pratica l'entrismo nel Partito Socialdemocratico (SPOe), è la sezione della Tendenza Marxista Internazionale (guidata da Alan Woods).
Alternativa Socialista (SOAL): trotskista, sezione della Quarta Internazionale (ex Segretariato Unificato).
Organizzazione Rivoluzionaria Socialista (RSO): trotskista, sorta nel 2007 dalla fusione della Sinistra Antifascista (AL) e del Gruppo Operaio Marxista (AGM).
Gruppo per una Politica Operaia Marxista Rivoluzionaria (GRA): trotskista, sorto nel 2007 dalla fusione Gruppo per una Politica Operaia Rivoluzionaria (GRA) e del Gruppo Nuovo Corso (DNK).
Rivoluzione Permanente: gruppo di sostenitori austriaci del CoReP, Collettivo Rivoluzione Permanente, che raccoglie alcuni piccoli gruppi trotskisti di diversi paesi.
Lega della Rivoluzione Socialista (LSR): trotskista, sezione austriaca della Lega per la Quinta Internazionale. Fondata nel 1985 come Gruppo Punto di Vista Operaio (AST).
Svolta a Sinistra: gruppo trotskista, fa parte della Tendenza Socialista Internazionale (guidata da Alex Callinicos).
lunedì 8 dicembre 2008
La sinistra svedese si allea in vista delle elezioni del 2010
I giornali svedesi hanno annunciato che i partiti di opposizione all'attuale governo di centro-destra hanno raggiunto un accordo per formare una coalizione che si propone di vincere le elezioni politiche del 2010.
"Speriamo di essere in grado di offrire una politica giusta in vista delle elezioni del 2010. Abbiamo lavorato insieme a lungo e ci siamo rafforzati con questo lavoro comune", ha dichiarato la leader socialdemocratica Mona Sahlin al quotidiano Svenska Dagbladet. "Adesso siamo una coalizione fortec he può combattere contro il governo di centro-destra".
Mentre i Socialdemocratici, il Partito Verde e il Partito della Sinistra intendono competere e fare campagna separatamente in vista delle prossime elezioni parlamentari, hanno anche raggiunto un accordo per formare una coalizione di governo comune in caso di vittoria.
I progressi nello sforzo dei tre partiti di lavorare insieme erano stati inizialmente resi difficili dal rifiuto del Partito della Sinistra di accettare i vincoli di bilancio. Secondo la stampa la conferenza comune tenuta sabato scorso attesterebbe che la Sinistra, minacciata di esclusione da una futura coalizione, avrebbe accettato i necessari compromessi richiesti dagli altri partner.
"Siamo contenti di poter offrire un'alternativa al governo guidato dal Partito Moderato, ha dichiarato il leader della Sinistra Lars Ohly, il quale ha sottolineato che le differenze tra i tre partiti rimangono ma che questi disaccordi non rappresentano più un ostacolo ad un lavoro comune. "Non abbiamo cambiato il nostro punto di vista ma questo è un prezzo che siamo disposti a pagare", ha detto Ohly della decisione del suo partito di accettare che il bilancio dello stato resti in attivo e che vi sia un tetto alle spese pubbliche, così come il mantenimento dell'indipendenza della banca centrale svedese.
I tre partiti di sinistra hanno annunciato che creeranno cinque gruppi di lavoro prima della fine dell'anno con l'obbiettivo di presentarne i risultati entro la primavera del 2010. I gruppi di lavoro riguarderanno il lavoro e l'economia, l'ambiente, il welfare, le politiche urbane destinate a combattere la segregazione, e la gestione della politica estera e di sicurezza.
Nella conferenza stampa comune i partiti hanno anche avanzato un pacchetto di proposte destinate a combattere la disoccupazione giovanile e a sopprimere ogni forma di subordinazione e discriminazione nei confronti delle donne.
L'ultimo sondaggio della Demoskop, pubblicato dal quotidiano Expressan, indica una crescita del Partito della Sinistra che si attesta quale terzo partito del paese. I socialdemocratici avrebbero il 39,7%, la Sinistra il 7,7% e i Verdi il 6,3%. Complessivamente le tre forze sopravanzano i partiti de centro-destra di dieci punti percentuali.
"Speriamo di essere in grado di offrire una politica giusta in vista delle elezioni del 2010. Abbiamo lavorato insieme a lungo e ci siamo rafforzati con questo lavoro comune", ha dichiarato la leader socialdemocratica Mona Sahlin al quotidiano Svenska Dagbladet. "Adesso siamo una coalizione fortec he può combattere contro il governo di centro-destra".
Mentre i Socialdemocratici, il Partito Verde e il Partito della Sinistra intendono competere e fare campagna separatamente in vista delle prossime elezioni parlamentari, hanno anche raggiunto un accordo per formare una coalizione di governo comune in caso di vittoria.
I progressi nello sforzo dei tre partiti di lavorare insieme erano stati inizialmente resi difficili dal rifiuto del Partito della Sinistra di accettare i vincoli di bilancio. Secondo la stampa la conferenza comune tenuta sabato scorso attesterebbe che la Sinistra, minacciata di esclusione da una futura coalizione, avrebbe accettato i necessari compromessi richiesti dagli altri partner.
"Siamo contenti di poter offrire un'alternativa al governo guidato dal Partito Moderato, ha dichiarato il leader della Sinistra Lars Ohly, il quale ha sottolineato che le differenze tra i tre partiti rimangono ma che questi disaccordi non rappresentano più un ostacolo ad un lavoro comune. "Non abbiamo cambiato il nostro punto di vista ma questo è un prezzo che siamo disposti a pagare", ha detto Ohly della decisione del suo partito di accettare che il bilancio dello stato resti in attivo e che vi sia un tetto alle spese pubbliche, così come il mantenimento dell'indipendenza della banca centrale svedese.
I tre partiti di sinistra hanno annunciato che creeranno cinque gruppi di lavoro prima della fine dell'anno con l'obbiettivo di presentarne i risultati entro la primavera del 2010. I gruppi di lavoro riguarderanno il lavoro e l'economia, l'ambiente, il welfare, le politiche urbane destinate a combattere la segregazione, e la gestione della politica estera e di sicurezza.
Nella conferenza stampa comune i partiti hanno anche avanzato un pacchetto di proposte destinate a combattere la disoccupazione giovanile e a sopprimere ogni forma di subordinazione e discriminazione nei confronti delle donne.
L'ultimo sondaggio della Demoskop, pubblicato dal quotidiano Expressan, indica una crescita del Partito della Sinistra che si attesta quale terzo partito del paese. I socialdemocratici avrebbero il 39,7%, la Sinistra il 7,7% e i Verdi il 6,3%. Complessivamente le tre forze sopravanzano i partiti de centro-destra di dieci punti percentuali.
domenica 9 novembre 2008
Possibile svolta a sinistra di Izquierda Unida
La coalizione della sinistra alternativa spagnola, Izquierda Unida (IU), terrà la sua IX assemblea nazionale il 15 e 16 novembre a Rivas (Madrid). Il coordinatore Gaspar Llamazares ha annunciato nei giorni scorsi le sue dimissioni, anche se in ogni caso non si sarebbe ripresentato per un nuovo mandato alla guida di IU.
La conclusione della leadership di Llamazares avviene in una fase di profonda crisi della coalizione che ha ottenuto nelle elezioni di quest'anno il peggior risultato della sua storia. Dispone ormai di un solo deputato, mentre un secondo parlamentare è stato eletto in alleanza con la Sinistra Verde catalana.
Da tempo il Partito Comunista (PCE), guidato da Francisco Frutos, principale forza organizzata all'interno IU, è in aperto dissenso con la politica condotta dal Coordinatore regionale, considerato troppo accomodante con il PSOE e poco attento a dare voce alle spinte anticapitalistiche.
Al dibattito dei militanti sono stati sottoposti tre documenti contrapposti, quello della maggioranza del gruppo dirigente uscente guidato da Llamazares, quello della cosidetta terza via o "Nacional II" (dal nome della strada che collega Madrid a Barcellona, perché è in questi territori che raccoglie soprattutto le sue forze), e il terzo sostenuto dai comunisti e da altri gruppi minori di sinistra e appoggiato dall'ex coordinatore generale Julia Anguita.
I reali rapporti di forza si verificheranno all'Assemblea nazionale ma i primi dati ufficiosi sembrano indicare una sconfitta della direzione uscente che raccoglierebbe tra il 26 e il 30% dei delegati. Alla mozione della terza via andrebbe il 20%. Il documento presentato dal PCE raccoglierebbe il 46%. Un altro 5% sarebbe formato da indipendenti, trotskisti, sindacalisti della CUT.
Sarà necessario formare una alleanza interna per definire una direzione in grado di guidare la coalizione. Non sembra facile una gestione unitaria. Il PCE propone che anziché eleggere un coordinatore regionale ci si limiti a votare una direzione collegiale composta da una decina di membri.
La stampa riporta anche la possibilità di una uscita da IU di esponenti della linea più moderata, come il Sindaco di Cordoba Rosa Aguilar che ha dichiarato di attendere l'esito dell'Assemblea per decidere che cosa fare.
L'esito dello scontro interno sembra comunque indicare una radicalizzazione della politica di IU nel prossimo periodo.
La conclusione della leadership di Llamazares avviene in una fase di profonda crisi della coalizione che ha ottenuto nelle elezioni di quest'anno il peggior risultato della sua storia. Dispone ormai di un solo deputato, mentre un secondo parlamentare è stato eletto in alleanza con la Sinistra Verde catalana.
Da tempo il Partito Comunista (PCE), guidato da Francisco Frutos, principale forza organizzata all'interno IU, è in aperto dissenso con la politica condotta dal Coordinatore regionale, considerato troppo accomodante con il PSOE e poco attento a dare voce alle spinte anticapitalistiche.
Al dibattito dei militanti sono stati sottoposti tre documenti contrapposti, quello della maggioranza del gruppo dirigente uscente guidato da Llamazares, quello della cosidetta terza via o "Nacional II" (dal nome della strada che collega Madrid a Barcellona, perché è in questi territori che raccoglie soprattutto le sue forze), e il terzo sostenuto dai comunisti e da altri gruppi minori di sinistra e appoggiato dall'ex coordinatore generale Julia Anguita.
I reali rapporti di forza si verificheranno all'Assemblea nazionale ma i primi dati ufficiosi sembrano indicare una sconfitta della direzione uscente che raccoglierebbe tra il 26 e il 30% dei delegati. Alla mozione della terza via andrebbe il 20%. Il documento presentato dal PCE raccoglierebbe il 46%. Un altro 5% sarebbe formato da indipendenti, trotskisti, sindacalisti della CUT.
Sarà necessario formare una alleanza interna per definire una direzione in grado di guidare la coalizione. Non sembra facile una gestione unitaria. Il PCE propone che anziché eleggere un coordinatore regionale ci si limiti a votare una direzione collegiale composta da una decina di membri.
La stampa riporta anche la possibilità di una uscita da IU di esponenti della linea più moderata, come il Sindaco di Cordoba Rosa Aguilar che ha dichiarato di attendere l'esito dell'Assemblea per decidere che cosa fare.
L'esito dello scontro interno sembra comunque indicare una radicalizzazione della politica di IU nel prossimo periodo.
domenica 2 novembre 2008
La sinistra USA e Obama
Le elezioni presidenziali americane sono ormai imminenti. Le previsioni indicano un successo del candidato democratico Barack Obama, anche se solo il voto e la sua suddivisione nei vari Stati, potrà confermare questa eventualità.
Si può prevedere che si chiuda il ciclo ultra-liberista e militarista della presidenza Bush, ma molto più difficile prevedere se e quanto sarà profondo il cambiamento. Certamente molto limitato nel caso della vittoria di McCain, più evidente nel caso di successo del leader nero, soprattutto se questo avverrà grazie ad una "landslide", una valanga che indichi uno spostamento profondo dell'opinione degli elettori americani.
Di fronte alla candidatura di Obama le posizioni della sinistra organizzata americana, di orientamento socialista o comunista sono differenziate. , Va tenuto presente che questa rappresenta solo una piccola parte dell'area "radical", che si colloca per lo più in reti di movimento, sindacato, aree intellettuali, riviste e centri di ricerca.
Il Partito Comunista degli Stati Uniti (CPUSA) segue la sua tradizionale politica di sostegno elettorale ai candidati Democratici. Già all'inizio delle primarie vedeva nelle elezioni del 2008 una "tremenda opportunità" per mettere fine alla politica della destra Repubblicana e di spostare il Paese in una direzione progressista. Queste elezioni possono rappresentare l'inizio di una svolta. Tra i candidati delle primarie, i comunisti non avevano preso posizione, ma consideravano comunque Obama quello che aveva trasmesso il più chiaro messaggio di unità e di cambiamento ed in grado di vincere le elezioni di novembre.
Nell'ultimo editoriale del settimanale comunista People's Weekly World si invitano i lettori ad impegnarsi al massimo per la vittoria di Obama anche se non è un candidato di sinistra, perché potrà cambiare comunque la politica americana. L'editorialista, Marc Brodine, ritiene che esistano le condizioni per un netto successo del candidato democratico. L'articolo si intitola infatti "The coming landslide", la valanga che verrà.
Anche il Comitato di Corrispondenza per la Democrazia e il Socialismo, formato da dirigenti usciti dal Partito Comunista all'inizio degli anni novanta, tra i quali Angela Davis, invita a "votare per il cambiamento". In un documento pubblicato ad agosto l'organizzazione invita tutte le forze di sinistra e progressista ad impegnarsi per battere le forze guerrafondaie, neo-conservatrici e di destra che sostengono McCain.
Il Comitato ha invitato i propri aderenti e simpatizzanti a sostenere la coalizione "Progressisti per Obama (P4O)", per influire sulla piattaforma politica del candidato e contrapporsi al peso delle componenti più moderate del Partito Democratico. Tra i promotori e sostenitori della coalizione vi sono Barbara Ehrenreich, Tom Hayden, Cornel West, Jane Fonda ecc.
In favore di Obama si è schierato anche il "Working Families Party (WFP)", fondato a New York una decina di anni fa, da militanti sindacali e delle organizzazioni comunitarie impegnate nel sociale. Poco interessato alle questioni ideologiche e orientato invece nell'azione per conquistare risultati concreti per i ceti popolari newyorchesi attraverso un uso spregiudicato del sistema di voto in questo Stato che consente ai candidati di essere presentati contemporaneamente da più partiti. In questo modo il riesce a portare diverse decine di migliaia di voti ai candidati (in genere Democratici) che sostiene e che si impegnano a favorirne il programma.
Il "Partito Mondo Operaio (WWP)", è una piccola forza politica, molto attiva soprattutto nel movimento contro la guerra, con un singolare percorso. E' nata da una scissione del partito trotskista americano, il Socialist Workers Party, alla fine degli anni '50, ma nel tempo ha abbandonato ogni riferimento alle idee di Trotsky per avvicinarsi alle posizioni dei partiti marxisti-leninisti filosovietici, soprattutto sul piano internazionale. Dalla lettura dell'ultima edizione del suo giornale Workers World non emerge una chiara posizione elettorale. Obama non viene criticato direttamente, ma si sottolinea che comunque non potrà cambiare da solo la situazione politica e sociale degli Stati Uniti, nemmeno cancellare il razzismo. Vengono però attaccati, per le loro posizioni reazionarie, i candidati Repubblicani McCain e Sarah Palin e viene denunciato il pericolo di brogli elettorali a loro favore come nel 2000.
Dal sito del partito risulta che il WWP abbia deciso di sostenere la candidatura di Cynthia McKinney, ex parlamentare democratica afro-americana che aveva assunto un atteggiamento molto polemico nei confronti di Bush, al punto da dare credito alle voci di complotto sull'attentato dele Torri Gemelle. Questo l'ha condotta ad essere emarginata dal partito che ha abbandonato per ottenere la nomina candidato presidenziale da parte dei Verdi. Il Partito per la Liberazione e per il Socialismo, nato da una scissione del WWP, ha deciso di presentare una propria militante, Gloria La Riva, alla candidatura di presidente degli Stati Uniti.
Il Partito Socialista degli Stati Uniti è quanto rimane di una forza politica nata all'inizio del '900 e che avuto almeno fino agli anni venti del secolo scorso un radicamento di massa e un seguito elettorale significativo. Attualmente è un piccolo gruppo, abbastanza marginale nel panorama politico americano. Mantiene una linea politica di contrapposizione al bipartitismo e si rifiuta di appoggiare i candidati democratici. Anche nelle elezioni d quest'anno ha deciso di presentare una propria candidatura, quella di Brian Moore, che sarà sulle schede elettorali solo in alcuni Stati. Improbabile che riesca ad avere un risultato anche minimamente significativo.
Nell'ambito della corrente socialista, una tendenza più moderata della precedente ma con una maggiore influenza è quella si raggruppa nei Democratic Socialist of America. Aderisce all'Internazionale Socialista, ed è nata dalla confluenza di una componente socialista tradizionale con un settore del movimento radicale degli anni '60. Opera tradizionalmente all'interno del Partito Democratico. Il suo sito invita tutti i progressisti a mobilitarsi per Obama, sottolineando che l'esito del voto non è affatto scontato.
Chi si schiera apertamente contro il voto per Obama è la principale organizzazione trotskista americana, l'International Socialist Organization. Come per il Socialist Party, questo gruppo rifiuta di sostenere il Partito Democratico perché considerato un partito capitalista al pari dei Repubblicani. Ha invece sempre appoggiato candidati di sinistra, tra cui Ralph Nader quando divenne portabandiera dei Verdi, alla ricerca della costruzione di una terza forza politica effettivamente di sinistra. Questa era la prospettiva indicata a suo tempo già da Trotsky.
Come scrive uno dei leader storici del gruppo, Lance Selfa, Obama non è un progressista, ma al massimo un "centrista" e la sua politica non rappresenterà una effettiva svolta per il paese. La sua politica potrà assomigliare a quella di Roosevelt negli anni '30, ma anche quella, secondo Selfa, servì solo a "salvare il capitalismo".
Altri candidati di sinistra presenti alle elezioni sono:
* Ralph Nader sostenuto da piccoli gruppi ecologisti dissidenti e pacifisti, ma il cui consenso è andato notevolmente declinando dopo il successo relativo del 2000 (quando venne accusato di aver fatto perdere le elezioni ad Al Gore, aprendo la strada alla presidenza di Gerge Bush).
* Roger Calero del Socialist Workers Party, un tempo importante organizzazione trotskista ora ridotto ad una piccola setta.
Si può prevedere che si chiuda il ciclo ultra-liberista e militarista della presidenza Bush, ma molto più difficile prevedere se e quanto sarà profondo il cambiamento. Certamente molto limitato nel caso della vittoria di McCain, più evidente nel caso di successo del leader nero, soprattutto se questo avverrà grazie ad una "landslide", una valanga che indichi uno spostamento profondo dell'opinione degli elettori americani.
Di fronte alla candidatura di Obama le posizioni della sinistra organizzata americana, di orientamento socialista o comunista sono differenziate. , Va tenuto presente che questa rappresenta solo una piccola parte dell'area "radical", che si colloca per lo più in reti di movimento, sindacato, aree intellettuali, riviste e centri di ricerca.
Il Partito Comunista degli Stati Uniti (CPUSA) segue la sua tradizionale politica di sostegno elettorale ai candidati Democratici. Già all'inizio delle primarie vedeva nelle elezioni del 2008 una "tremenda opportunità" per mettere fine alla politica della destra Repubblicana e di spostare il Paese in una direzione progressista. Queste elezioni possono rappresentare l'inizio di una svolta. Tra i candidati delle primarie, i comunisti non avevano preso posizione, ma consideravano comunque Obama quello che aveva trasmesso il più chiaro messaggio di unità e di cambiamento ed in grado di vincere le elezioni di novembre.
Nell'ultimo editoriale del settimanale comunista People's Weekly World si invitano i lettori ad impegnarsi al massimo per la vittoria di Obama anche se non è un candidato di sinistra, perché potrà cambiare comunque la politica americana. L'editorialista, Marc Brodine, ritiene che esistano le condizioni per un netto successo del candidato democratico. L'articolo si intitola infatti "The coming landslide", la valanga che verrà.
Anche il Comitato di Corrispondenza per la Democrazia e il Socialismo, formato da dirigenti usciti dal Partito Comunista all'inizio degli anni novanta, tra i quali Angela Davis, invita a "votare per il cambiamento". In un documento pubblicato ad agosto l'organizzazione invita tutte le forze di sinistra e progressista ad impegnarsi per battere le forze guerrafondaie, neo-conservatrici e di destra che sostengono McCain.
Il Comitato ha invitato i propri aderenti e simpatizzanti a sostenere la coalizione "Progressisti per Obama (P4O)", per influire sulla piattaforma politica del candidato e contrapporsi al peso delle componenti più moderate del Partito Democratico. Tra i promotori e sostenitori della coalizione vi sono Barbara Ehrenreich, Tom Hayden, Cornel West, Jane Fonda ecc.
In favore di Obama si è schierato anche il "Working Families Party (WFP)", fondato a New York una decina di anni fa, da militanti sindacali e delle organizzazioni comunitarie impegnate nel sociale. Poco interessato alle questioni ideologiche e orientato invece nell'azione per conquistare risultati concreti per i ceti popolari newyorchesi attraverso un uso spregiudicato del sistema di voto in questo Stato che consente ai candidati di essere presentati contemporaneamente da più partiti. In questo modo il riesce a portare diverse decine di migliaia di voti ai candidati (in genere Democratici) che sostiene e che si impegnano a favorirne il programma.
Il "Partito Mondo Operaio (WWP)", è una piccola forza politica, molto attiva soprattutto nel movimento contro la guerra, con un singolare percorso. E' nata da una scissione del partito trotskista americano, il Socialist Workers Party, alla fine degli anni '50, ma nel tempo ha abbandonato ogni riferimento alle idee di Trotsky per avvicinarsi alle posizioni dei partiti marxisti-leninisti filosovietici, soprattutto sul piano internazionale. Dalla lettura dell'ultima edizione del suo giornale Workers World non emerge una chiara posizione elettorale. Obama non viene criticato direttamente, ma si sottolinea che comunque non potrà cambiare da solo la situazione politica e sociale degli Stati Uniti, nemmeno cancellare il razzismo. Vengono però attaccati, per le loro posizioni reazionarie, i candidati Repubblicani McCain e Sarah Palin e viene denunciato il pericolo di brogli elettorali a loro favore come nel 2000.
Dal sito del partito risulta che il WWP abbia deciso di sostenere la candidatura di Cynthia McKinney, ex parlamentare democratica afro-americana che aveva assunto un atteggiamento molto polemico nei confronti di Bush, al punto da dare credito alle voci di complotto sull'attentato dele Torri Gemelle. Questo l'ha condotta ad essere emarginata dal partito che ha abbandonato per ottenere la nomina candidato presidenziale da parte dei Verdi. Il Partito per la Liberazione e per il Socialismo, nato da una scissione del WWP, ha deciso di presentare una propria militante, Gloria La Riva, alla candidatura di presidente degli Stati Uniti.
Il Partito Socialista degli Stati Uniti è quanto rimane di una forza politica nata all'inizio del '900 e che avuto almeno fino agli anni venti del secolo scorso un radicamento di massa e un seguito elettorale significativo. Attualmente è un piccolo gruppo, abbastanza marginale nel panorama politico americano. Mantiene una linea politica di contrapposizione al bipartitismo e si rifiuta di appoggiare i candidati democratici. Anche nelle elezioni d quest'anno ha deciso di presentare una propria candidatura, quella di Brian Moore, che sarà sulle schede elettorali solo in alcuni Stati. Improbabile che riesca ad avere un risultato anche minimamente significativo.
Nell'ambito della corrente socialista, una tendenza più moderata della precedente ma con una maggiore influenza è quella si raggruppa nei Democratic Socialist of America. Aderisce all'Internazionale Socialista, ed è nata dalla confluenza di una componente socialista tradizionale con un settore del movimento radicale degli anni '60. Opera tradizionalmente all'interno del Partito Democratico. Il suo sito invita tutti i progressisti a mobilitarsi per Obama, sottolineando che l'esito del voto non è affatto scontato.
Chi si schiera apertamente contro il voto per Obama è la principale organizzazione trotskista americana, l'International Socialist Organization. Come per il Socialist Party, questo gruppo rifiuta di sostenere il Partito Democratico perché considerato un partito capitalista al pari dei Repubblicani. Ha invece sempre appoggiato candidati di sinistra, tra cui Ralph Nader quando divenne portabandiera dei Verdi, alla ricerca della costruzione di una terza forza politica effettivamente di sinistra. Questa era la prospettiva indicata a suo tempo già da Trotsky.
Come scrive uno dei leader storici del gruppo, Lance Selfa, Obama non è un progressista, ma al massimo un "centrista" e la sua politica non rappresenterà una effettiva svolta per il paese. La sua politica potrà assomigliare a quella di Roosevelt negli anni '30, ma anche quella, secondo Selfa, servì solo a "salvare il capitalismo".
Altri candidati di sinistra presenti alle elezioni sono:
* Ralph Nader sostenuto da piccoli gruppi ecologisti dissidenti e pacifisti, ma il cui consenso è andato notevolmente declinando dopo il successo relativo del 2000 (quando venne accusato di aver fatto perdere le elezioni ad Al Gore, aprendo la strada alla presidenza di Gerge Bush).
* Roger Calero del Socialist Workers Party, un tempo importante organizzazione trotskista ora ridotto ad una piccola setta.
Iscriviti a:
Post (Atom)