domenica 30 dicembre 2007

Si è tenuto a Praga il II° Congresso del Partito della Sinistra Europea



Dal 22 al 25 novembre 2007 si è celebrato a Praga il secondo congresso del Partito della Sinistra Europea. Pedro Marset, responsabile per l’Europa del Partito Comunista Spagnolo, ha stilato un ampio resoconto per il mensile Mundo Obrero, disponibile anche sul sito web del PCE, di cui riprendiamo ampi stralci.

Secondo quanto scrive Marset il congresso si proponeva sei obbiettivi: “1) offrire una alternativa all’attuale modello neoliberale europeo che produce tanta disuguaglianza e precarietà così come instabilità e violenza; 2) approfondire la lotta delle donne per l’eguaglianza, il rispetto e la loro dignità; 3) acquisire gli sforzi teorici delle fondazioni di ricerca dei partiti partecipanti organizzate nella rete Transform; 4) rinnovare l’organizzazione del coordinamento della Sinistra Europea, approvare l’affiliazione di nuovi partiti membri, riformare gli Statuti del Partito della Sinistra Europea e rendere conto della evoluzione della situazione finanziaria a partire dal Congresso precedente, di Atene; 5) avanzare nelle relazioni con le organizzazioni sociali per un altro tipo di società, così come con i partiti della sinistra di tutti i continenti, in particolare con il Medio Oriente e l’America Latina; 6) preparare sia la contestazione del Trattato approvato a Lisbona come le elezioni europee dell’anno 2009.

In primo luogo c’è da sottolineare il fatto di averlo celebrato a Praga, un paese dell’est europeo, dove si tentò, 40 anni fa, il rinnovamento del socialismo nella democrazia nella così cosiddetta “Primavera di Praga”, come ha ricordato Fausto Bertinotti nel suo discorso. Al Congresso hanno partecipato quasi 500 persone tra delegati, provenienti dai 19 partiti membri e dai dieci partiti osservatori, e invitati delle delegazioni internazionali o strutture particolari, in concreto quelle del gruppo parlamentare europeo GUE/NGL con il suo presidente, Francis Wurtz alla sua testa, così come quelli dei paesi dell’est Europa (Bielorussia, Polonia, Turchia), della Cina (Partito Comunista), dell’America Latina (Brasile, Messico, Bolivia, Cuba) del Medio Oriente (Palestina, Libano, Israele, Iran, Iraq, Polisario) del Sudafrica oltre a quelli dell’Europa (Finlandia, l’LCR francese e PRS di Francia, ecc.). Ogni delegazione della SE constava di 12 persone, 6 donne e 6 uomini.


A queste informazioni fornite da Marset si possono aggiungere alcune precisazioni. La delegazione dell’Alleanza di Sinistra finlandese rappresentava tutta la sinistra scandinava che mantiene rapporti di collaborazione con il Partito della Sinistra Europea. La Bielorussia era rappresentata dal Partito dei Comunisti che si trova all’opposizione ed è attivamente perseguitato dal regime di Lukaschenko. Il PRS (Pour la Republique Sociale) è una corrente di sinistra del Partito Socialista guidata da Jean Luc Melenchon che ha partecipato alla campagna per il No nel referendum sul trattato europeo.

Ha dato il benvenuto al Congresso il presidente del Partito del Socialismo Democratico della Repubblica Ceca, Milan Neubert, come partito incaricato della organizzazione del Congresso, aiutato dal Partito Comunista di Boemia e Moravia, che è un partito osservatore - prosegue Marset.

Il primo obbiettivo è stato riassunto nel titolo del Congresso, “Costruendo alternative”. E’ già ora di superare la fase di critica e resistenza per passare all’offensiva dando risposta alle necessità della immensa maggioranza della popolazione europea da una prospettiva di superamento del capitalismo e del modello di globalizzazione neoliberale. Si può riassumere questo titolo con tre desideri comuni, “Una Europa più sociale, una Europa di pace e una Europa rispettosa della natura”. L’elaborazione delle Tesi politiche è stata larga ed aperta alla partecipazione di tutti i partiti e dei loro militanti. Il risultato che esce da questo Congresso è una proposta di grande profondità strutturata in sei grandi capitoli: 1) una ricostruzione democratica dell’Europa; 2) un modello socioeconomico alternativo a quello del neoliberalismo, 3) una Europa contro la guerra, 4) una Europa sociale, 5) una Europa ecologica per la giustizia globale, 6) una Europa di diritti umani e libertà.

La presentazione del lavoro delle tesi è stata fatta da Graziella Mascia, deputata di Rifondazione Comunista, che ha ricalcato i tre grandi problemi in Europa, quello della precarietà, quello della guerra e quello della distruzione dell’ambiente, esigendo un nuovo modello alternativo per superare il dilemma “socialismo o barbarie”. C’è bisogno di un rinascimento della politica dove il lavoro si intreccia con la dignità della politica per sostenere il nuovo soggetto politico difendendo i valori alternativi, ecologici, pacifisti, femministi. Si è visto come la moltiplicazione delle proteste e lotte sociali non conduca automaticamente all’azione politica alternativa, di qui la necessità di conseguire una egemonia culturale, come segnalava Gramsci, intorno ai valori di eguaglianza e libertà, contro il riarmo della destra supportato dalla xenofobia e da populismo, e contro la violenza nei confronti delle donne.

Tra gli interventi dedicati al contesto generale spiccano quelli di Fausto Bertinotti, Lothar Bisky, Oskar Lafontaine e Francisco Frutos.

Per quando riguarda il secondo obbiettivo, relativo alla Assemblea delle donne della Sinistra Europea (…) c’è da segnalare che la domenica, il giorno dedicato alla protesta contro la violenza alle donne, si è data lettura di una dichiarazione fatta in tutte le lingue, alla quale ha partecipato una donna per delegazione.

Il terzo obbiettivo, apportare gli sforzi teorici attraverso la rete Transform ha impegnato due gruppi di lavoro, uno dedicato alla situazione politica in Europa e in alcuni dei suoi paesi e l’altro a problemi europei concreti. Vi hanno partecipato il coordinatore della rete Walter Baier, così come membri di Italia, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Polonia e Spagna.

Il quarto obbiettivo, quello di rinnovare il coordinamento del Partito della Sinistra Europea ha avuto tre momenti. In quanto alla direzione c’è di sottolineare l’elezione di Lothar Bisky come presidente dell’SE, di Graziella Mascia come vicepresidente e di Pedro Marset come tesoriere. (…) In quanto ai nuovi membri si è accordato di accettare come osservatori della assemblea la Sinistra Europea italiana, i Giovani Socialisti di Polonia, e l’inglese Respect. Inoltre si è introdotta una modifica minore negli Statuti in riferimento agli aderenti individuali. Nella rendicontazione del bilancio Pedro Marset ha segnalato lo sforzo di tutti i partiti membri, la collaborazione dei deputati europei nell’avallare la Sinistra Europea al fine di conseguire il finanziamento del Parlamento Europeo, che rappresenta il 75% del totale del bilancio, e l’evoluzione favorevole e crescente dello stesso che è passato dai 450.000 euro iniziali a 730.000 del prossimo anno.

Il quinto obbiettivo, quello di migliorare le relazioni della SE con altre formazioni politiche, ha avuto tre aspetti. Miglioramento e impegno comune nelle relazioni con il Foro di San Paolo , ampliando le relazioni con l’America Latina e partecipando con un lavoro comune alla prossima riunione di Lima. La scommessa per una iniziativa delle sinistre in Medio Oriente a sostegno dello sforzo del partiti di sinistra in Palestina e in Israele, in collaborazione con gli altri partiti per il raggiungimento di una soluzione politica giusta degna. Inoltre si è progrediti nell’obbiettivo di mantenere una stretta collaborazione con i partiti dell’est europeo , tanto quelli appartenenti alla UE come ai paesi vicini.

Il sesto obbiettivo, preparare la campagna contro il Trattato della UE di Lisbona e prepararsi per le prossime elezioni europee del 2009, era presente negli interventi, sia del presidente uscente come di quello entrante. Nell’intervento di chiusura, Fausto Bertinotti, nel dare la parola a Lothar Bisky, ha espresso nuovamente apprezzamento per l’aiuto ricevuto e ha segnalato come la regola per un partito della sinistra trasformatrice sia il consenso, prima del rapporto tra maggioranze e minoranze, che a volte deve maturare a partire da posizioni apparentemente molto differenti, che però procedono da una volontà positiva. Lothar Bisky ha ripreso nel suo discorso gli aspetti più urgenti, oltre ai grandi temi, l’opposizione al nuovo Trattato di Lisbona con una campagna specifica e la preparazione delle elezioni europee del 2009.

In questo modo ha ricordato come nessuna persona sia illegale, difendendo i diritti umani di tutti gli immigranti, come abbiamo il dovere di rispondere al militarismo e al bellicismo che impongono gli Stati Uniti e l’UE, difendere una Europa sociale senza precarietà e con il pieno impiego, una agricoltura nella quale gli 11 milioni di agricoltori garantiscano la sovranità alimentare dei 450 milioni di cittadini, una cultura democratica che non sia controllata dai grandi e medi interessi finanziari, ecc. Per tutto questo, ha concluso, abbiamo bisogno di un SE aperto e plurale, che vada ad là dei suoi 400.000 militanti attuali e i 30 partiti componenti, tra membri e osservatori, per essere il partito della sinistra europea garanzia di pace, di un modello economico alternativo, rispettoso verso la natura e di tutti i diritti umani.”


Le tesi politiche e tutti i documenti approvati dal Congresso sono visibili sul sito della Sinistra Europea.

Il quotidiano officiale del PC cubano Granma, nell'edizione internazionale, riferisce del documento approvato al Congresso che chiede la liberazione dei 5 cubani imprigionati negli Stati Uniti con l'accusa di terrorismo.

Gauchebdo ha pubblicato una breve intervista al dirigente del Partito del Lavoro svizzero Norberto Crivelli sull'esperienza del Partito della Sinistra Europea

mercoledì 19 dicembre 2007

I partiti marxisti-leninisti riuniti a Minsk

Dal 3 al 5 novembre 2007 si è tenuta una riunione di partiti “marxisti-leninisti” a Minsk, capitale della Bielorussia. E’ stato il nono incontro annuale di questo genere dopo il crollo dell’Unione Sovietica, il secondo a non svolgersi ad Atene dove si sono svolti i primi sette, organizzati dal Partito Comunista Greco, il più attivo nel cercare di ricostruire un “movimento comunista internazionale” sul modello di quello tenuto in piedi dai sovietici fino alla fine degli anni ’80.

La riunione di Minsk ha visto la partecipazione di 154 delegati inviati da 72 partiti “comunisti e operai”, per lo più eredi della vecchia corrente internazionale filosovietica. Fra questi vi sono i partiti unici ancora al potere: cinesi, nord-coreani, vietnamiti, laotiani e cubani. Il Partito Comunista Cinese è presente per la prima volta con una delegazione ufficiale mentre in precedenti occasioni vi aveva partecipato come osservatore.

Gli organizzatori degli incontri sono stati il Partito Comunista di Bielorussia e il Partito Comunista della Federazione Russa. Il partito bielorusso, guidata dalla segretaria Tatyana Golubeva, è alleato del regime di Lukaschenko. Il Partito dei Comunisti di Bielorussia, che fa parte dell’opposizione ed è attivamente perseguitato dal regime, non ha partecipato ai lavori, mentre mantiene rapporti con il Partito della Sinistra Europea. Ad agosto il Partito dei Comunisti di Bielorussia è stato sospeso per sei mesi dal governo con dei pretesti burocratici.

Il presidente Lukashenko ha inviato i propri saluti ai partiti convenuti. La Golubeva ha dichiarato che “la Bielorussia è ancora sulla via dello sviluppo socialista”. Secondo quanto riferisce il rappresentante del PC degli Stati Uniti, molti delegati presenti ritengono che il periodo degli arretramenti e delle sconfitte sia terminato e a riprova di ciò vengono citati i governi di centro-sinistra eletti in Sud America, il fatto che gli Stati a orientamento socialista mantengano una rapida espansione economica, il collasso del progetto unipolare dell’imperialismo americano e l’emergere di nuove potenti alleanze globali come contrappeso.

Questo giudizio ottimista sulla stato della corrente “marxista-leninista” non è condiviso proprio dal partito che si propone come suo capofila ideologico, il PC Greco. La sua segretaria generale Aleka Paparigha ha infatti dichiarato:

“Nonostante i progressi che sono stati fatti, il Movimento Comunista Internazionale rimane organizzativamente e ideologicamente frammentato, ed è ancora in crisi. Pressioni sono ancora rivolte nella direzione dell’assimilazione al sistema imperialista, della dispersione dei Partiti Comunisti e dell’identità comunista in ampie formazioni “della sinistra”, e all’abbandono dell’indipendenza politica ed ideologica. Nei ranghi del movimento comunista continua la lotta tra la visione comunista rivoluzionaria e quella riformista e opportunista”.

Molti degli interventi alla conferenza sono rimasti sul terreno delle formulazioni propagandistiche sull’importanza della rivoluzione d’ottobre, sulle contraddizioni del capitalismo e le prospettive del socialismo. Anche in questi termini generali sono emerse le differenze ormai consolidate tra coloro che attribuiscono la crisi del socialismo burocratico alla deviazione opportunista dallo stalinismo e coloro che ne fanno un bilancio moderatamente critico mettendo in evidenza gli “errori umani” nell’applicazione delle scelte politiche, economiche e sociali, l’inadeguato sviluppo della democrazia socialista e la crescita della burocrazia che ha consentito il fiorire di elementi “controrivoluzionari” anche all’interno dei partiti comunisti.

L’entusiasmo con cui alcuni delegati hanno riferito al loro ritorno della situazione in Bielorussia, vista come un pezzo di Unione Sovietica sopravvissuto al crollo, solleva qualche perplessità sulla capacità di una parte di questi partiti di rinnovarsi.

venerdì 7 dicembre 2007

Elezioni danesi: successo del Partito Socialista Popolare

Nelle elezioni per il rinnovo del parlamento danese che si sono tenute il 13 novembre scorso la coalizione di destra che sosteneva il governo uscente ha ottenuto poco più del 50% dei voti. Non ci sarà quindi un cambiamento di governo e il primo ministro Anders Fogh Rasmussen potrà contare su un terzo mandato alla guida del Paese scandinavo.

A sinistra si registra il leggero calo dei Socialdemocratici e quello più consistente della Alleanza Rosso-Verde (Enhedslisten) e il notevole successo del Partito Socialista Popolare.

I socialdemocratici puntavano a tornare al governo dopo un lungo periodo di opposizione ma sono scesi dal 25,8 al 25,5 per cento perdendo due seggi.

Il Partito Socialista Popolare cresce dal 6 al 13 per cento (451.314 voti) ottenendo 23 seggi, ben 12 in più. Si tratta di una formazione di sinistra che nasce da una scissione "revisionista" del PC filosovietico alla fine degli anni '50. Sul piano internazionale oscilla tra la sinistra alternativa non dogmatica e la corrente ecologista. Il suo unico parlamentare europeo fa attualmente parte del Gruppo Verde anche se questa opzione era stata fortemente contrastata nel partito da coloro che avrebbero preferito affiliarsi alla Sinistra Unitaria Europea.

Thomas Eisler su International Viewpoint individua due ragioni per il successo del Partito Socialista Popolare: "il nuovo presidente appare molto più chiaro e dinamico di quanto non fosse il precedessore Holger K. Nielsen nelle elezioni del 2005. Ma è anche l'espressione di una radicalizzazione basata sulle grandi mobilitazioni in favore dello stato sociale dell'ultimo anno e mezzo."

Sondval è stato eletto con il 60% dei voti, il 28 aprile 2005, battendo altri due candidati. Il nuovo presidente, secondo l'estensore della voce di Wikipedia, aveva promesso di "spostare il partito a sinistra". I Socialisti Popolari, a differenza della gran parte dei partiti della sinistra alternativa e del Partito della Sinistra Europea, si sono espressi in un referendum interno tenuto lo scorso anno, a favore del trattato costituzionale europeo. Anche se resta una forte minoranza di un terzo del partito molto più critica verso il processo di costruzione dell'unità europea.

Per quando riguarda la formazione politica che si colloca all'estrema sinistra, l'Alleanza Rosso-Verde queste elezioni hanno rappresentato una secca sconfitta, anche se è stato sventato di poco il pericolo di restare esclusi dal Parlamento. I sondaggi infatti oscillavano da settimane attorno alla soglia di sbarramento del 2%. Alla fine si è attestata sul 2,2% (74.671 voti) con un calo del'1,2% e la perdita di 2 dei 6 seggi che aveva.

L'Alleanza Rosso-Verde è nata come coalizione di alcuni piccoli partiti: i socialisti di sinistra, i comunisti, i trotskisti del Partito Socialista Operaio e i maoisti del Partito Comunista Operaio.
La loro unione è stata la condizione per poter tornare in Parlamento e svolgere un qualche ruolo politico. L'Alleanza Rosso-Verde è composta in maggioranza di aderenti diretti che superano gli iscritti ai singoli partiti componenti la coalizione. Questi ultimi svolgono ormai un ruolo residuale.

La principale ragione dell'insuccesso della Alleanza Rosso-Verde è stata la scelta di candidare in posizione eleggibile una giovane musulmana Asmaa Abdol-Hamid. Questa decisione ha portato a polemiche interne ed è stata al centro di una campagna mediatica. Asmaa porta il velo e si rifiuta di stringere la mano agli uomini per rispetto ad una interpretazione rigida dei precetti coranici. Alcune posizioni in materia di omosessualità e di pena di morte che sono sembrate inizialmente contraddittorie e fortemente enfatizzate dalla stampa, seppure poi precisate, hanno creato confusione e dissenso tra gli elettori come in una parte dei militanti.

Nell'articolo già richiamato di Thomas Eisler, dirigente dell'Alleanza, si riconosce che dare un ruolo di primo piano ad Asmaa è stato un errore e prevede l'apertura di una discussione difficile nella coalizione anche se auspica che questo non porti ad una spaccatura.

domenica 2 dicembre 2007

La sinistra colombiana si unisce per sconfiggere la destra

"La politica colombiana, nota per la corruzione, il clientelismo e la
violenza ha operato una svolta positiva il 28 ottobre (2007) quando i candidati
del Polo Democratico Alternativo, la nuova coalizione
progressista di sinistra della Colombia, hanno ottenuto diverse vittorie nelle
elezioni locali. I dirigenti del PDA guardano ora al 2010, quando il partito si
batterà per contestare la rielezione del presidente Alvaro Uribe, un protetto
degli Stati Uniti".

E' quanto scrive W.T. Whitney Jr, commentando sul People's Weekly World le recenti elezioni amministrative svoltesi nel Paese latino americano
.

Il candidato del PDA, Samuel Moreno, ha ottenuto 900.000 voti, il 44% del totale, per preservare alla sinistra la carica di sindaco di Bogota, considerata il secondo ruolo politico per importanza del Paese dopo la Presidenza della Repubblica. Il quotidiano colombiano El Tiempo ha valutato il successo di Moreno come una significativa sconfitta del Presidente Uribe.

Nello Stato di Narino gli elettori hanno scelto il fondatore del PDA ed ex leader guerrigliero Antonio Navarro Wolf come governatore. In quello di Santander è stato eletto il liberale Horacio Serpa, oppositore di Uribe, con il sostegno del Polo, così come è accaduto per i candidati governatore dell'Atlantico e di Cesar. Esponenti della sinistra hanno vinto la contesa per il sindaco delle importanti città di Medellin e di Cali. Nel complesso il PDA ha eletto venti sindaci e centinaia di consiglieri municipali.

Per cercare di fermare l'ascesa dei candidati della sinistra Uribe ha puntato ancora una volta sull'accusa di sostenere la guerriglia delle FARC. In particolare il Presidente si è scagliato contro Samuel Moreno, contro il leader del PDA Carlos Gaviria e contro Carlos Lozano, direttore del settimanale comunista Voz.

Secondo quest'ultimo giornale il PDA è diventato ormai una realtà nazionale. Un editoriale del giornale del Partito Comunista, definisce la coalizione come una forza pluralista e convergente il cui futuro successo dipende dalla capacità di mantenere il suo corso di sinistra senza settarismo.

Il Polo Democratico Alternativo è stato formato nel 2005 dai partiti di sinistra e ha presentato Carlos Gaviria alle elezioni presidenziali del 2006, nelle quali ha ottenuto 2,6 milioni di voti, sufficienti per installare il PDA nel panorama politico nazionale. Nel giugno 2006 si è tenuto un "Congresso di Unità", nel quale i delegati hanno definito le caratteristiche del partito ed elaborato il piano d'azione.

Il sito web del Polo definisce i suoi principali obbiettivi: difendere la sovranità nazionale, rigettare la globalizzazione neoliberista, promuovere l'universalizzazione dei diritti sociali, economici, politici, culturali, difendere i diritti dei lavoratori, proteggere l'ambiente, mettere fine al conflitto armato e costruire una lotta democratica di massa.

Tra gli eletti al Consiglio della capitale Bogota, come sottolinea il People's Weekly World, figura anche Jaime Caicedo, segretario generale del Partito Comunista Colombiano e uno de leader del PDA, che si è piazzato al secondo posto per preferenze tra i candidati del Polo.