giovedì 1 gennaio 2009

L'incontro di San Paolo dei Partiti Comunisti

Si è tenuto a novembre nella città brasiliana di San Paolo, il 10° incontro internazionale dei Partiti Comunisti, organizzato dal Partido Comunista do Brasil, che attualmente è al governo nella coalizione diretta dal Presidente Lula. I precedenti incontri si erano svolti in Bielorussia nel 2007, in Portogallo nel 2006 e in Grecia, in tutti gli anni precedenti.

Sorti per iniziativa del Partito Comunista Greco (KKE), e voluti soprattutto dai PC più tradizionalisti, all'inizio questi meeting internazionali avevano una forma seminariale e di basso profilo politico. Solo negli ultimi anni, con la formazione di un gruppo di lavoro che ne prepara l'organizzazione formato da una decina di partiti, e l'individuazione di sedi diverse, aspirano a diventare parte di un processo di ricostruzione del "Movimento Comunista Internazionale" in continuità con la struttura esistente fino al crollo del blocco socialista.

A San Paolo erano presenti 66 partiti, provenienti da 55 Paesi. La suddivisione per continente è la seguente: Europa 31 (di cui 12 dall'ex blocco socialista), Asia 8, Medio Oriente 9, America 17, Africa 1. Dal punto di vista del ruolo politico: 5 sono al potere in condizioni di monopolio politico (Cuba, Cina, Corea, Laos, Vietnam); 12 sono al governo o sostengono coalizioni di governo svolgendo un ruolo più o meno importante (Bielorussia, Bolivia, Brasile PCdoB, Cipro, Ecuador, Nepal, Paraguay, Sud Africa, Siria SCP e CPS, Uruguay, Venezuela); 13 hanno una rappresentanza parlamentare (Bulgaria, Colombia, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, India CPI e CPM, Iraq, Lettonia, Palestina PPP, Portogallo, Russia PCFR, Ucraina PCU). Gli altri 36 partiti non hanno rappresentanza parlamentare (uno è illegale).

Dal punto di vista dell'origine ideologica: 35 sono partiti già presenti all'interno dell'MCI egemonizzato dall'Unione Sovietica; 9 derivano da scissioni di partiti che avevano assunto posizioni autonomiste nei confronti del PCUS a partire dagli anni '70, o che dopo il crollo del blocco socialista si sono trasformati in partiti non comunisti; 6 partiti derivano dalla corrente filocinese degli anni '60; 12 sono partiti formatisi nei paesi dell'est Europa dopo il crollo del socialismo; 4 partiti vengono da tradizioni diverse.

Un certo numero di partiti comunisti non ha mai partecipato a questi incontri internazionali, e alcuni dei partecipanti vi hanno sempre attribuito scarsa rilevanza. Tra gli assenti diversi partiti minori europei (Austria, Belgio, Svizzera), il Partito Comunista della Repubblica Moldava, in Asia il Partito Comunista Giapponese, il Partito Comunista del Nepal (Maoista), le due principali organizzazioni comuniste filippine (PCP, PM), in America Latina l'FMLN del Salvador, l'URNG del Guatemala, il PT messicano, il PCEml dell'Ecuador. Assenti anche le principali formazioni della sinistra radicale al potere in America Latina: il PSUV venezuelano e il MAS boliviano, escluse dalla discriminante ideologica e non politica che sta alla base di questi incontri.

Il seminario, come quelli precedenti, non ha prodotto un vero e proprio documento politico, ma solo un appello dal tono propagandistico e dal contenuto dogmatico. L'attuale crisi economica e finanziaria, probabilmente la più grave dal '29, è espressione intrinseca dei profondi limiti del capitalismo e potrebbe fornire le basi per lo sviluppo di tendenze militariste e autoritarie. Potenti campagne ideologiche vengono messe in atto per nascondere le vere ragioni della crisi. I partiti che sostengono il capitale accettano i dogmi del "Washington Consensus", La socialdemocrazia, per nascondere la sua trasformazione in un pilastro dell'imperialismo, cerca di riproporre forme di regolazione neo-keynesiane per cercare di impedire il successo di alternative rivoluzionarie. Pertanto si impone il "rovesciamento rivoluzionario del capitalismo" e l'alternativa è il socialismo, ovvero una società nuova libera dallo sfruttamento di classe e dall'oppressione. Intanto si delineano le condizioni per un movimento ampio contro le politiche capitalistiche.

Oltre a questo documento sono state presentate diverse mozioni, che impegnano solo i partiti che le sottoscrivono. Le differenze tra le liste dei firmatari sono rilevanti e danno un'idea delle notevoli divergenze politiche che esistono tra i vari partiti presenti.
Mozione in appoggio del popolo palestinese: 44 firmatari
Mozione per i 200 anni dell'indipendenza dell'America Latina e del Caribe: 38 firmatari
Mozione contro il blocco di Cuba: 45 firmatari
Mozione di appoggio alla Corea del Nord: 29 firmatari
Mozione contro la politica USA in Colombia: 44 firmatari
Mozione per la libertà dei 5 cubani: 49 firmatari
Mozione di critica alla politica filo-USA della Georgia: 34 firmatari
Mozione contro l'indipendenza del Kosovo: 19 firmatari
Mozione in favore di una politica di dialogo tra USA e Iran: 60 firmatari

Una ventina di partecipanti hanno sottoscritto solo quest'ultima mozione o non ne hanno sottoscritto alcuna. Diverso il comportamento delle due delegazioni italiane: il PRC ha firmato solo la mozione per i 5 cubani e per il superamento della politica di scontro tra USA e Iran, che contiene anche una condanna delle politiche repressive del regime islamico; il PdCI ha firmato tutte le mozioni tranne quella sulla Georgia, che contiene anche un elogio del "compagno Stalin".

Interessanti anche i comportamenti dei cinque partiti al potere: i laotiani hanno firmato tutte le mozioni tranne quelle in favore della Corea e contro l'indipendenza del Kosovo, i cubani hanno firmato solo le due mozioni che li riguardano direttamente (blocco, 5 cubani); i coreani hanno sottoscritto solo la mozione che difende la Corea; i cinesi e i vietnamiti non hanno firmato nessuna mozione.