martedì 20 maggio 2008

Intervista di Liberazione ad Alexis Tsipras del Synaspismos

19/05/2008 - Il Synaspismos è una forza politica della sinistra alternativa greca, nata dalla confluenza della corrente "eurocomunista" con settori del KKE (PC greco) che avevano rifiutato il ripiegamento settario di questo partito nei primi anni novanta, e di altri militanti socialisti, ecologisti e dei nuovi movimenti di lotta. Tra le nuove generazioni il consenso del Synaspismos è in aumento e attualmente arriva quasi al 20%. L’apertura ai movimenti comincia a dare importanti frutti e viene evidenziato anche in forma simbolica dall’elezione del nuovo presidente che diventa il più giovane leader politico greco. Il Congresso del Synaspismos ha anche confermato la costruzione del “Syriza”, la coalizione della sinistra radicale con cui si è presentato alle ultime elezioni, che cerca di unire la varie forze alternative greche.

Una prima domanda aperta. Sei stato appena eletto Presidente del Synaspismos: cosa pensi di fare, quali sono i vostri progetti per la Grecia, considerando che i sondaggi danno il Synaspismos in piena crescita (mentre il Pasok di contro ha vinto con un ristretto margine) ?
Certe priorità le impone la vita stessa. Cosi , in questa fase nella quale il governo svende la maggior parte di ciò che è pubblico e commercializza i beni comuni e quelli sociali - ma anche infrastrutture pubbliche come l’ ente delle telecomunicazioni (OTE), i porti, gli aeroporti , l’Olympic Airways - il partito SYNASPISMOS stabilisce, come suo obiettivo precipuo d’azione, quello di contrastare questi progetti. Il nostro gruppo parlamentare sta lottando nel parlamento greco proprio in questa direzione. La nostra gente e i membri del partito cercano di organizzare, insieme alle altre forze politiche extraparlamentari, dei nuclei di resistenza in ogni posto di lavoro .
Il terreno è adatto perchè, dopo quasi 15 anni di egemonia completa delle enfasi sul mercato libero che sono state ispiratrici sia della NEA DIMOGRAZIA (Il partito di governo di destra)che anche del PASOK(partito socialista), la gente riscopre il valore dei beni comuni.
Questo è riscontabile anche nelle empasse amministrative dei governi, la corruzione ed il modo vorace ed spregiudicato di governare della destra che cerca di saccheggiare tutto ciò che è pubblico.
20 anni fa abbiamo visto che l’orientamento prevalente della gente verso valori quali il socialismo, il pubblico, il collettivo era prevalentemente negativo ,ora assistiamo ad un processo inverso poichè tocca al libero capitalismo ,al bene privato, alla concorrenza , dimostrare di avere la stessa fortuna di allora. Sempre più vasti pezzi di società si accorgono di quanta finzione si celi dietro alle categorie neoliberiste.
Inoltre sappiamo che oggi gli stati capitalisti tendono a recuperare un certo tipo di statalismo per salvare I profitti del loro capitale. Questo la gente lo sta comprendendo. Allo stesso tempo dobbiamo affrontare anche l’ondata di carovita e speculazione: di fatto si tratta di uno vero e proprio tsunami di aumenti dei beni di prima necessità. Perciò il nostro obiettivo è quello di svilluppare quanto realizzato nelle esperienze di ricerca internazionali, come ad esempio quella italiana. Purtroppo in Grecia non abbiamo una coscienza anticonsumistica svilluppata, un dato di fatto che deve cambiare. Si deve costruire ex novo un modo diverso di organizzare la rivendicazione quotidiana. La nostra priorità è di utilizzare al meglio il potenziale positivo di popolarità che c’è oggi intorno a noi, per valorizzare le nostre organizzazioni e attivare un contatto più stretto con la gente che si è avvicinata a noi, ma anche con tutti coloro che ci stanno conoscendo per la prima volta e spesso vivono nelle aree provinciali.

Puoi spiegarci quali sono le ragioni della crescita del vostro consenso, in particolare tra i giovani che hanno condiviso le vostre battaglie sociali ?

SYNASPISMOS, negli ultimi 3-4 anni, ha realizzato quello che noi chiamiamo “la svolta di Sinistra”. Una delle nostre caratteristiche, come partito, è quella dell’attivismo .
Abbiamo mirato, e in misura considerevole ci siamo riusciti, a collaborare con altre forze politiche come quelle della sinistra extraparlamentare. Il punto cruciale
che abbiamo dovuto affrontare è stato quando , nell’anno accademico 2007, ci sono stati mesi di sciopero e manifestazioni per bloccare la riforma universitaria che il governo voleva varare. La legge è stata approvata dal Parlamento , ma non si è mai applicata: la lotta degli studenti - che è stata violentemente attaccata dal governo, dalle forze di polizia e dalle reti televisive - ha potuto infatti annullare la Riforma della Costituzione. Tale riforma sarebbe stata un grande passo indietro. Tutto cio è successo perchè anche il PASOK, nonostante il fatto che il suo presidente G.Papandreou fosse favorevole alla Riforma universitaria, è stato costretto a ritirarsi dalla Revisione Costituzionale.
Noi ,cioe SYNASPISMOS o SYRIZA (la coalizione di Sinistra), non sosteniamo che tutta la contestazione sia stata “dei nostri” ma ritieniamo che la nostra forza politica sia stata quella che ha di fatto sostenuto la lotta sia con le manifestazioni che nel parlamento e quindi a livello politico centrale.
Inoltre ,come partito, abbiamo criticato il concetto di ”political correct” che le forze politiche sovrane hanno imposto e soprattutto analizziamo con molta attenzione le nuove contraddizioni ed esclusioni che emergono a livello sociale. Sappiamo che il sistema del consenso politico greco opera molto per il bipolarismo e noi ci sforziamo di fronteggiare il più possibile questa tendenza. Abbiamo visto che tanta gente ,per lo più giovani, respingono le forze politiche del sistema ed i suoi processi e vanno in cerca di nuove forme collettive di resistenza e di azione.
Questa è anche la nostra scommessa.

Il Sinaspismos è uno dei partiti membri più attivi della Sinistra europea, con rifererimento ai temi del lavoro e della precarietà, dei salari e sulle questioni sociali in generale.Quali sono le priorità politiche dell’agenda di Sinistra europea per l’anno che ci separa dall’appuntamento elettorale europeo del 2009 ?

I governi di destra e centro destra cercano di far fronte alla crisi economica mondiale ,informandoci dei danni che ha subito il sistema finanziario e il capitale.
Allo stesso tempo tentano di impostare un nuovo, e sempre più duro, stato di sfruttamento lavorativo, che colpisce non solo i giovani, il lavoro precario, ma tutte le categorie dei lavoratori. La crisi alimentare e la fame non sono ancora un problema europeo , ma il modo con il quale tali emergenze vengono gestite mostra i limiti del sistema.
E’ un ritorno al diciannovesimo secolo: tutto ciò innesca conflitti sociali nei quali la Sinistra Europea deve esprimersi politicamente, sia a livello locale che paneuropeo.
Dobbiamo accellerare e rinforzare la nostra collaborazione tra partiti e movimenti e scoprire nuove forme d’ azione. Il nostro punto di forza è la presenza nelle strade e negli spazi sociali pubblici.

Puoi spiegarci quali sono le ragioni della crescita del vostro consenso, in particolare tra i giovani che hanno condiviso le vostre battaglie sociali ?

SYNASPISMOS, negli ultimi 3-4 anni, ha realizzato quello che noi chiamiamo “la svolta di Sinistra”. Una delle nostre caratteristiche, come partito, è quella dell’attivismo .
Abbiamo mirato, e in misura considerevole ci siamo riusciti, a collaborare con altre forze politiche come quelle della sinistra extraparlamentare. Il punto cruciale
che abbiamo dovuto affrontare è stato quando , nell’anno accademico 2007, ci sono stati mesi di sciopero e manifestazioni per bloccare la riforma universitaria che il governo voleva varare. La legge è stata approvata dal Parlamento , ma non si è mai applicata: la lotta degli studenti - che è stata violentemente attaccata dal governo, dalle forze di polizia e dalle reti televisive - ha potuto infatti annullare la Riforma della Costituzione. Tale riforma sarebbe stata un grande passo indietro. Tutto cio è successo perchè anche il PASOK, nonostante il fatto che il suo presidente G.Papandreou fosse favorevole alla Riforma universitaria, è stato costretto a ritirarsi dalla Revisione Costituzionale.
Noi ,cioe SYNASPISMOS o SYRIZA (la coalizione di Sinistra), non sosteniamo che tutta la contestazione sia stata “dei nostri” ma ritieniamo che la nostra forza politica sia stata quella che ha di fatto sostenuto la lotta sia con le manifestazioni che nel parlamento e quindi a livello politico centrale.
Inoltre ,come partito, abbiamo criticato il concetto di ”political correct” che le forze politiche sovrane hanno imposto e soprattutto analizziamo con molta attenzione le nuove contraddizioni ed esclusioni che emergono a livello sociale. Sappiamo che il sistema del consenso politico greco opera molto per il bipolarismo e noi ci sforziamo di fronteggiare il più possibile questa tendenza. Abbiamo visto che tanta gente ,per lo più giovani, respingono le forze politiche del sistema ed i suoi processi e vanno in cerca di nuove forme collettive di resistenza e di azione.
Questa è anche la nostra scommessa.

Il Synaspismos è uno dei partiti membri più attivi della Sinistra europea, con rifererimento ai temi del lavoro e della precarietà, dei salari e sulle questioni sociali in generale.Quali sono le priorità politiche dell’agenda di Sinistra europea per l’anno che ci separa dall’appuntamento elettorale europeo del 2009 ?

I governi di destra e centro destra cercano di far fronte alla crisi economica mondiale ,informandoci dei danni che ha subito il sistema finanziario e il capitale.
Allo stesso tempo tentano di impostare un nuovo, e sempre più duro, stato di sfruttamento lavorativo, che colpisce non solo i giovani, il lavoro precario, ma tutte le categorie dei lavoratori. La crisi alimentare e la fame non sono ancora un problema europeo , ma il modo con il quale tali emergenze vengono gestite mostra i limiti del sistema.
E’ un ritorno al diciannovesimo secolo: tutto ciò innesca conflitti sociali nei quali la Sinistra Europea deve esprimersi politicamente, sia a livello locale che paneuropeo.
Dobbiamo accellerare e rinforzare la nostra collaborazione tra partiti e movimenti e scoprire nuove forme d’ azione. Il nostro punto di forza è la presenza nelle strade e negli spazi sociali pubblici.

pubblicato su Liberazione di sabato 17 maggio 2008

domenica 18 maggio 2008

La Sinistra Europea in Israele e Palestina

A fine aprile la Sinistra Europea ha inviato una delegazione in Israele e Palestina che ha incontrato diverse forze politiche e sociali. Da segnalare la presenza nella delegazione di Hassan Charfo, responsabile esteri del PC di Boemia Moravia, esponente della componente ortodossa del partito e autore di diversi interventi ostili alla Sinistra Europea. Riporto qui alcuni stralci del resoconto riferito sul sito di Rifondazione Comunista:

Lo scorso 28 aprile si è conclusa la prima delegazione ufficiale del Partito della Sinistra Europea in Palestina e Israele, guidata da Fabio Amato – Responsabile Esteri di Rifondazione Comunista e membro dell’esecutivo della Sinistra Europea. Gli altri membri che hanno partecipato sono: Hassan Charfo – Responsabile del Dipartimento Esteri del Partito Comunista della Moldava e Bohemia e Membro dell’Esecutivo della Sinistra Europea (Repubblica Ceca), Martin Herberg, Ufficio di Bruxelles della Sinistra Europea e Nora Schuttpelz, Delegazione GUE/NGL del Parlamento Europeo – Die Linke (Germania), Nikos Tsoukalis – Membro del Parlamento Greco, Synaspismos (Grecia), Inger V. Johansen – Membro dell’esecutivo dell’Alleanza Rosso/Verde e tra le coordinatrici del NELF (Danimarca) e Teresa Maisano del Dipartimento Esteri del PRC (Italia).

La delegazione segna un ulteriore passo avanti nel percorso congiunto cominciato dalle forze della sinistra palestinese, israeliana ed europee. Un percorso che è iniziato alcuni mesi fa e che ha visto la sua tappa più significativa proprio in questa delegazione. (...)

Ecco di seguito il comunicato stampa prodotto dall’incontro congiunto:

Una delegazione ufficiale del Partito della Sinistra Europea ha incontrato Mohammed Naffa, Segretario Generale del Partito Comunista d’Israele (PCI) e Aida Touma, Responsabile del Dipartimento Esteri del CPI. Entrambe le delegazioni hanno discusso e concordato che:

1. Condannano con forza l’escalation di attacchi in Cisgiordania e Striscia di Gaza condotti dall’esercito israeliano. Entrambi richiedono la fine dell’assedio di Gaza a opera del governo israeliano, che sta punendo collettivamente la popolazione civile della Striscia di Gaza in violazione con quanto enunciato dalla 4° Convenzione di Ginevra e dal Diritto Internazionale.

2. Entrambe le delegazioni hanno dichiarato che non vi può essere un negoziato di pace sostenibile se il governo israeliano non procede a congelare la sua attività di espansione e allargamento delle colonie volte a consolidare l’irreversibilità dei fatti sul terreno. Dopo la Conferenza di Annapolis, elogiata dall’amministrazione USA quale passo concreto verso la pace, l’allargamento degli insediamenti non ha cessato, tra gli altri quelli a Gerusalemme Est, sempre più isolata dalla sua sfera palestinese.

3. Entrambe le delegazioni hanno deciso di rafforzare i propri legami attraverso diversi canali di comunicazione e solidarietà. Dall’incontro congiunto è scaturita l’esigenza di rafforzare la cooperazione tra le forze della sinistra in Europa e Israele per poter offrire una concreta alternativa al processo di riarmo della regione, alla guerra preventiva, al piano NATO di un “Grande Medio Oriente”, alle politiche neoliberiste, alla mancanza di coesione sociale e all’attuale crisi economica. Entrambe le delegazioni hanno concordato che per raggiungere questi obiettivi è necessario stimolare i rapporti con i movimenti sociali e pacifisti, con la società civile, e lottare per la giustizia sociale, per una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, in grado di dar vita a uno Stato Palestinese sostenibile così come definito dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite, sui confini del ’67 con Gerusalemme Est come capitale affianco dello Stato di Israele.

4. La delegazione della Sinistra Europea ha espresso la sua solidarietà per la lotta portata avanti da molti israelo-palestinesi per l’ottenimento di eguali diritti all’interno della società israeliana, e apprezza il fatto che le azioni israelo-palestinesi inizino ad incidere con più efficacia all’interno della società israeliana. Una menzione speciale è stata fatta in merito al Diritto al Ritorno (regolato dalla risoluzione delle Nazioni Unite 194) dei rifugiati palestinesi.

5. In conclusione entrambe le delegazioni hanno concordato sull’esigenza di organizzare, il prima possibile, per porre fine al conflitto una conferenza internazionale sotto gli auspici delle Nazioni Unite che veda la partecipazioni di tutti gli attori coinvolti per poter così raggiungere uno soluzione definitiva basata sulla Risoluzione delle Nazioni Unite.

(...) La delegazione ha incontrato esponenti dei movimenti delle donne ed ha evidenziato la centralità del loro ruolo contro l’occupazione, determinato e forte.
Infine l’incontro con un giovane economista che ha spiegato chiaramente la non sostenibilità economica dell’occupazione per la società israeliana. Ma ha anche fatto un appello chiaro all’Europa: non lasciate che Israele rimanga impunita. Rendetela “accountable” per le violazione che attua. Se la Commissione Europea finanzia le ong europee per progetti di sviluppo o emergenza nei territori palestinesi e il governo israeliano bombarda il frutto di tali progetti, sia esso un pozzo, una scuola, una clinica, fate pressioni sui vostri governi e su Bruxelles affinché invece di stanziare nuovi soldi per la ricostruzione Israele paghi per quanto distrutto.


La delegazione ha poi incontrato congiuntamente le cinque forze della Sinistra palestinese. Anche con loro il confronto è stato approfondito e ricco di spunti. Un passo importante per la Sinistra Europea e per le forze della Sinistra palestinese. (...)

Di seguito il comunicato stampa congiunto prodotto che spiega chiaramente e nel dettaglio quanto concordate:

La delegazione ufficiale del Partito della Sinistra Europea durante la sua missione in Palestina ha tenuto una serie di incontri con una delegazione composta da rappresentanti delle 5 forze della sinistra palestinese (Fronte Popolare, Fronte Democratico, Partito del Popolo, Al Mubadara e FIDA). Le due delegazioni hanno concordato sui seguenti punti:

1. La delegazione della Sinistra Europea ha sottolineato la sua solidarietà con la lotta del popolo palestinese per i propri legittimi diritti nazionali, in particolare il diritto all’autodeterminazione. La delegazione ha condannato fortemente la politica aggressiva dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, che si manifesta nella veloce espansione degli insediamenti, nel saccheggio della terra, nella costruzione del muro dell’apartheid, nell’imposizione di un assedio ingiusto e continuato sulla Striscia di Gaza, nella costruzione di centinaia di barriere che restringono i movimenti dei palestinesi aumentandone la sofferenza, nell’isolamento della città di Gerusalemme dalla sua sfera palestinese, cosi come con gli arresti di migliaia di palestinesi, gli attacchi e le incursioni militari, il bombardamento della aree residenziali e gli omicidi mirati. La delegazione palestinese esprime la sua gratitudine ed il suo apprezzamento per il sostegno e la solidarietà delle forze della Sinistra Europea alla lotta dei palestinesi per la loro liberazione nazionale.

2. Le due delegazioni hanno enfatizzato come la sicurezza e la stabilità della regione e più in generale la pace nel mondo, richiedono la fine dell’occupazione israeliana e l’adempimento di una soluzione definitiva ed esaustiva del conflitto, basata sulle risoluzioni delle Nazioni Unite, che garantiscono il ritiro di Israele entro i confini del 4 giugno del 1967, lo smantellamento degli insediamenti, l’istituzione dello Stato della Palestina, pienamente indipendente e sovrano con Gerusalemme Est come capitale, la soluzione al problema dei rifugiati in accordo con la risoluzione 194 che garantisce il diritto al ritorno. I palestinesi stanno commemorando il 60° anniversario della Nakba (Catastrofe del 1948), la delegazione della Sinistra Europea ha espresso il proprio rispetto per la determinazione di milioni di rifugiati palestinesi sradicati dalle proprie case e il loro desiderio di farvi rientro. La delegazione ha inoltre espresso sostegno alla legittimità di questo diritto umano, e al bisogno di riconoscerlo come elemento indispensabile per qualsiasi soluzione dei conflitti della regione.

3. Le due parti credono che il processo di negoziato lanciato dalla Conferenza di Annapolis lo scorso autunno, si sia risolto in realtà in un circolo vizioso che sta portando ad un vicolo cieco. La principale ragione di questa situazione è che il governo israeliano non adempie ai propri obblighi, accelerando l’attività di espansione degli insediamenti e attaccando la popolazione palestinese. La collusione e la continua difesa delle azioni del governo israeliano che violano sistematicamente la legalità internazionale, da parte dell’amministrazione USA, ed il ruolo statico del Quartetto che è incapace di garantire l’adempimento da parte di Israele dei requisiti stabiliti per il raggiungimento della pace costituiscono un ulteriore ostacolo. Le due parti concordano che quanto sopra espresso sottolinea l’esigenza di realizzare una conferenza internazionale con pieno mandato, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, nella quale tutti gli attori internazionali possano partecipare collettivamente, con lo scopo di implementare le risoluzioni delle Nazioni Unite. Noi crediamo che questa conferenza internazionale costituisca la migliore formula in grado di raggiungere una soluzione del conflitto nella regione. Le due parti hanno inoltre richiesto che vi sia una forza internazionale temporanea di protezione della popolazione palestinese, sotto la supervisione delle Nazioni Unite, propedeutica alla fine dell’occupazione.

4. Le due parti credono che la situazione richiede all’Unione Europea di assumere una posizione più efficace e determinata contro le violazioni del governo israeliano, di affermare la propria indipendenza dalle posizioni dell’amministrazione statunitense, per porre fine al monopolio di Washington sui processi di pace, e di agire affinché venga garantita una più larga ed effettiva partecipazione internazionale per porre fine all’arroganza e intransigenza del governo israeliano. La delegazione europea ha ribadito che il Partito della Sinistra Europea e tutti i suoi componenti rafforzeranno i propri sforzi su vari livelli per rettificare la politica dell'UE, affinché sia equilibrata e conforme alla legalità internazionale, in sostegno della lotta della popolazione palestinese contro l'aggressione del governo israeliano e l'indifferenza della comunità internazionale, per il rispetto del diritto internazionale. Le due parti hanno deciso di fare un appello affinché ci sia "un'Europa senza NATO", cosi come hanno ribadito la loro ferma opposizione alla strategia del "Grande Medio Oriente".

5. Le due parti credono che la divisione interna palestinese stia infliggendo seri danni alla causa palestinese e al suo status a livello internazionale. Agire per superare queste divisioni è oggi una priorità per ristabilire e promuovere l'unita dei palestinesi contro l'occupazione. La delegazione della Sinistra Europea ha espresso il proprio apprezzamento e sostegno agli sforzi compiuti dalle forze della sinistra palestinese, volti a creare le condizioni per un rilancio di un dialogo nazionale inclusivo per porre fine alla divisione, ristabilendo l'unita sulla base della democrazia e del rispetto dei diritti umani, per raggiungere una soluzione pacifica e democratica alla crisi interna palestinese. La delegazione europea ha inoltre espresso la sua soddisfazione per il successo della sinistra palestinese, insieme a quella di altre forze, ONG, e importanti personalità indipendenti, nel formulare una iniziativa congiunta in grado di definire i lineamenti della soluzione alla divisione interna che dovrebbe cominciare con il ristabilire a Gaza la situazione esistente prima del 14 Giugno 2007, la formazione di un governo ad interim in grado di preparare nuove elezioni presidenziali e legislative sulla base di un sistema rappresentativo interamente proporzionale, e attivando meccanismi accordati durante il dialogo del Cairo (Marzo 2005) per lo sviluppo e attivazione delle istituzioni dell'OLP, con la partecipazione di tutte le forze politiche palestinesi, attraverso elezioni democratiche per il Consiglio Nazionale Palestinese basate su una rappresenta proporzionale.

6. La delegazione europea ha espresso la sua solidarietà ai prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. La delegazione ha inoltre sottolineato con forza il bisogno di applicare la Convenzione di Ginevra ai detenuti, e il bisogno di rilasciarli incondizionatamente senza discriminazione alcuna, in particolare si chiede il rilascio dei leader della sinistra quali: Ahmad Sa'adat, Segretario Generale del Fronte Popolare, Sa'eed Al-Utbah della leadership del FIDA, in prigione da 31 anni, Ibrahim Abu Hejleh, membro dell'Esecutivo del Fronte Democratico, Basel Khandaqji, membro del Comitato Centrale del Partito del Popolo, e altri leader nazionali, i deputati del Consiglio Legislativo Palestinese, incluso il portavoce Abdel Aziz Dowake, ed il leader nazionale Marwan Barghouti.

7. La delegazione palestinese ha ascoltato con interesse il briefing fatto dai rappresentanti del Partito della Sinistra Europea sulla loro ricca esperienza nell'unità delle forze di sinistra nell'UE. La delegazione palestinese ha sottolineato l'intenzione di beneficiare di questa ricca esperienza per unire le forze della sinistra palestinese e tutte le forze progressiste, cosi come per promuovere delle azioni congiunte.

8. Le due delegazioni hanno ribadito l'importanza di incontri periodici, lo sviluppo di ulteriori strumenti di dialogo tra le forze che rappresentano, con lo scopo di promuovere una visione congiunta e di compiere sforzi comuni nella lotta per il diritto all'autodeterminazione di tutti i popoli, la liberazione da tutte le forme di oppressione e tirannia, il rispetto dei dirittti umani fondamentali, proteggendo la pace e la sicurezza delle persone, cosi come la loro indipendenza dall'egemonia praticata dagli USA, e quella operata dalle politiche neoliberiste e del capitalismo.

sabato 3 maggio 2008

L’onda maoista rischia di sommergere il subcontinente indiano

Emanuele Scimìa, 30 aprile 2008
da "Pagine di Difesa" riprendo questo articolo recente sugli effetti che potrebbe avere nel subcontinente indiano la vittoria maoista in Nepal .

Il link alla pagina originale è qui.


Dopo 239 anni di monarchia indù, il Nepal si incammina verso la democrazia svoltando a sinistra. L’indiscutibile vincitore delle elezioni per la scelta dei 601 parlamentari che siederanno nell’Assemblea Costituente nazionale (chiamata a redigere una nuova Costituzione) è il Partito comunista-maoista (Cpn-m), che nella contesa elettorale del 10 aprile scorso ha sconfitto le forze accreditate dei favori del pronostico: il Congresso nepalese (Np) e il Partito marxista-leninista unificato (Uml).

I maoisti nepalesi salgono alla ribalta dopo aver messo fine nel 2006 – grazie a un accordo stretto con altre sette forze del panorama politico nazionale – a una decennale guerra civile, che li ha visti contrapposti al governo centrale e che è costato la vita a circa 13 mila persone. Il patto interpartitico del 2006 obbligò il re Gyanendra a rinunciare al proprio governo personale. Gyanendra, nel 2005, aveva infatti assunto i pieni poteri, dopo aver licenziato il governo in carica, sciolto il Parlamento e sospeso la Costituzione del 1990.

L’impetuosa crescita dell’onda maoista in Nepal può apparire come un fenomeno folcloristico, legato alle esperienze particolari e all’unicità politico-culturale di un piccolo e arretrato Paese asiatico. Ma la realtà è ben diversa. La diffusione di movimenti guerriglieri, che si ispirano operativamente alla ‘guerra di popolo’ teorizzata da Mao Zedong e ideologicamente al suo ‘comunismo agrario’, ha radici profonde in tutto il subcontinente indiano.

Il cuore della propagazione si ha in India, dove da oltre 30 anni infuria la ribellione dei ‘naxaliti’, una guerriglia maoista che prende il nome da Naxalbari, località del Bengala Occidentale, epicentro nel 1967 di una sanguinosa rivolta contadina. I maoisti-naxaliti sono attivi in sette Stati dell’Unione indiana, in particolare in quello centrale di Chhattisgarh (dove in alcuni distretti hanno creato dei propri organi amministrativi e giudiziali, paralleli a quelli dello Stato) e in quello meridionale dell’Andhra Pradesh.

I bersagli dei loro attacchi sono soprattutto gli appartenenti alle forze di sicurezza e i funzionari pubblici. Il primo ministro indiano Manmohan Singh considera la ribellione dei naxaliti come la più grande minaccia per la stabilità del Paese, più pericolosa persino dei conflitti interetnici e interreligiosi o di quelli legati alle polarizzanti disparità sociali che affliggono l’India. Per dare loro la caccia, il governo indiano ha istituito nel 2005 delle milizie popolari tribali (Salwa Judum), che hanno il compito di scortare le forze di sicurezza nelle fitte giungle indiane, dove i guerriglieri maoisti solitamente si nascondono.

I naxaliti giustificano le loro azioni rivendicando maggiori diritti per contadini e tribali, danneggiati in particolare negli ultimi anni dalle espropriazioni forzate ordinate dal governo centrale o da quelli locali per la costituzione delle ‘zone economiche speciali’ (aree destinate a uso industriale, che grazie a un regime di esenzioni fiscali intendono favorire gli investimenti esteri). Ma sono gli stessi contadini e i tribali a condannare i loro eccessi, accusandoli di agire solo secondo logiche di potere.

Anche il movimento maoista nepalese nasce come risposta al divario di condizioni tra poveri (la maggioranza della popolazione) e un ristretto gruppo di ricchi, i cui interessi hanno da sempre ruotato intorno ai destini della monarchia indù. Il Cpn-m nasce nel 1994 da una scissione interna al Partito marxista-leninista unificato, guidata da Prachanda (il suo capo storico, all’anagrafe Pushpa Kamal Dahal) e ispirata dal suo vice Baburam Bhattarai.

Bhattarai ha plasmato l’ideologia del partito non solo sugli insegnamenti di Mao, ma anche sull’esperienza del gruppo armato peruviano Sendero Luminoso. I proclami di lotta in favore degli emarginati e contro il sistema delle caste hanno fatto presa su larghi strati della popolazione: contadini (il 70% dei nepalesi), dalit (25%), donne, madhesi, minoranze indigene dei janajati entreranno nell’Assemblea Costituente, dopo aver già fatto parte del Parlamento ad interim, nominato dopo l’accordo interpartitico del 2006.

Prachanda e i suoi hanno dichiarato da tempo di aver abbandonato ogni proposito di edificare una repubblica maoista. La necessità di tranquillizzare l’opinione pubblica internazionale, la comunità economica locale (legata a doppio filo con la Corona) e l’inquieta etnia madhesi (che chiede un’ampia autonomia per la regione del Terai, dove è maggiormente concentrata), hanno persuaso i maoisti nepalesi che il miglior modo per governare la transizione democratica ed economica nazionale è quello di affidarsi al libero mercato. In cambio il Cpn-m otterrà la sospirata abolizione della monarchia e l’instaurazione della repubblica.

I maoisti nepalesi si giocheranno buona parte della loro credibilità nelle relazioni con i grandi attori regionali. Gli Stati Uniti sono impegnati ad aprire un canale di dialogo con loro, plaudendo agli sforzi compiuti da Prachanda per varare un governo di unità nazionale con le altre forze politiche del Paese, e valutando la possibilità di cancellare il Cpn-m dalla lista dei gruppi terroristici. La Cina rimane in attesa, sospesa tra la possibilità di conquistare ulteriore influenza nel Paese a spese dell’India e i timori per le inclinazioni autonomiste del Cpn-m, che contrastano con la sua politica in Tibet.

L’India – che gode di speciali interessi in Nepal dal 1950 e ha orchestrato le trattative di pace del 2006 – è presa nella morsa. Da una parte sarà costretta a dialogare con Prachanda, anche se non lo ritiene un interlocutore sincero. Dall’altra sarà impegnata a sventare ogni possibile saldatura tra le frange estremistiche del Cpn-m (che già criticano l’evoluzione moderata di Prachanda) e i ribelli naxaliti. Un approdo che, se si dovesse concretizzare, rappresenterebbe un chiaro elemento di destabilizzazione sia del quadro geopolitico nazionale sia di quello regionale.

«La Gran Bretagna corre a destra: siamo tornati all'epoca di Thatcher»

Liberazione di oggi riporta questa intervista a John Rees sulle elezioni amministrative. Nell'articolo si parla di Respect e dei risultati ottenuti dala coalizione della sinistra radicale. In realtà Rees è il rappresentante della componente minoritaria di Respect dopo la scissione che ha portato all'allontanamento dell'unico parlamentare George Galloway. A Londra Respect (Galloway) ha sostenuto Livigstone ma ha presentato proprie liste per l'Assemblea raccogliendo il 2,43% (59.721 voti). La fazione di Respect che fa capo a Rees e Lindsey German ha ottenuto lo 0,92% (22.583 voti). Questa componente ha presentato anche un candidato a sindaco che ha raccolto lo 0,70% (16.796 voti). Un'altra lista vicina al Partito Comunista Britannico (Unity for peace and socialism) sostenuta anche dai militanti di altri PC ortodossi presenti a Londra ha raccolto solo lo 0,26%(6.394 voti). Sul suo sito è presente una dichiarazione di sostegno alla repressione anti-tibetana del regime cinese.
Nessuna di queste liste si è avvicinata alla soglia del 5% necessaria per conquistare un seggio. E non l'avrebbero ottenuto neanche unendosi.

Londra

Il risultato elettorale decreta una sconfitta totale per il partito laburista. A livello nazionale Respect è arrivata seconda o terza in diversi consigli comunali, accaparrandosi molte preferenze dei laburisti. A Londra non è andata cosí. Ci aiuti a capire questo voto?
A Londra la situazione è molto diversa rispetto al resto del paese, dove siamo arrivati al secondo e terzo posto in diverse municipalitá, ad esempio a Sheffield e Preston siamo secondi nelle preferenze. Si tratta di un risultato indicativo della disillusione dell'elettorato laburista. Se dove hanno votato Respect gli elettori tradizionali del Labour si sono spostati più a sinistra, il discorso più generale mostra che la volontà di punire la sinistra ha spostato le preferenze a destra. E questo è ancora più vero a Londra. Qui passeremo dall'avere un sindaco che era espressione della sinistra laburista a un Tory nel senso più classico. Non solo anche i fascisti hanno guadagnato preferenze nella capitale. Non é ancora sicuro che abbiano un rappresentante alla London Assembly, ma conta il fatto che hanno registrato un miglioramento. Al contrario pare che nella capitale i verdi non abbiano avuto una buona giornata e nemmeno i liberaldemocratici. La morale della storia è che siamo davanti ad un significativo spostamento a destra dell'elettorato, in particolare nella capitale. Una delle ragioni é che non c'é un'alternativa convincente di sinistra. Accadde negli anni '70, quando arrivarono gli anni della Thathcher. Temo stia accadendo la stessa cosa.

Perché lo spostamento a destra é maggiormente evidente a Londra?
Perché questa è l'elezione con il maggior numero di votanti. E' il test più importante prima di quello politico nazionale. Le elezioni per i consigli comunali non sono viste come decisive per le politiche del paese.

Un risultato politico nazionale avrebbe gli stessi risultati di queste amministrative?
Sì. Credo di si. Anche se si tratta di un barometro della politica "elettorale". Se osserviamo quello che accade al di fuori di questa orbita, si vede che si muove anche altro. Per esempio il movimento da un quadro ben diverso. Poco prima di queste elezioni decine di migliaia di persone hanno manifestato contro i nazisti (alla manifestazione Love Music Hate Racism, ndr.), prima ancora c'é stata una partecipata azione di sciopero da parte di insegnanti e dipendenti pubblici e anche il movimento contro la guerra é ancora molto forte. Questo indica la disconnessione della rapresentanza politica dalla gente. A Londra la precentuale di voto é intorno al 45%, dunque maggiore rispetto a quella nel resto del paese. Ma se ci pensi il il sindaco é espressione della scelta positiva di un 25% degli abitanti della capitale.

In base a quello che dice, perché chi appartiene al movimento non vota?
Credo serpeggi il sentimento che il voto non cambi nulla. Che ci si confronti con politici main stream favorevoli a politiche neoliberiste e alla politica estera neocon di cui é espressione l'alleanza con Bush. Se sai delle elezioni leggendo solo la stampa main stream, magari non sai nemmeno che sulla scheda puoi esprimere una prefernza per chi si batte contro tutto questo.

Nel caso di Livingstone non si puó dire che non fosse contro la guerra e contro le politiche neocon. Lui é espressione del vecchio Labour.
Sì, ma piu' é rimasto al potere e sempre meno è stato visto come espressione dell'old Labour, sempre meno è stato visto come critico verso il New Labour. Quando fu eletto la prima volta, quando ebbe il maggior numero di prefernze, corse da indipendente per i contrasti che ebbe col partito. Poi, la seconda volta, dopo il riavvicinamento ha vinto, ma ha preso meno voti. Adesso è visto come in linea con le politiche di Blair e Brown.

La sinistraè stata punita per non avere avuto il coraggio di fare una politica di sinistra?
Sì. Questa è una teoria che il New Labour ha preso a prestito da Bill Clinton. La cosiddetta triangolazione, che dice: non ti preoccupare del tuo elettorato tradizionale, perché non voterano mai per qualcun'altro. Pensa piuttosto ad inseguire il voto degli indecisi al centro. Insomma la ricetta era fare un po' di politiche di sinistra e un po' di destra. Poi succede che se compare sulla scena un candidato di destra che dice cose di destra e vince.
Fra. Marr


03/05/2008